Eighties

Lévinas & Girard


 Facendo seguito al precedente post, a questo punto sarebbe legittimo chiedersi Ma se l'istanza psichica profonda del Desiderio umano non è solo individuale ma anche sociale, che fine fà questa seconda nell'uomo d'oggi, radicalmente individualista ? Ma siamo poi così sicuri che sia individualista come crede di essere !? Qui dobbiamo ripartire sfatando un'altro mito contemporaneo; e cioè che il Desiderio  nasca nel soggetto e dal soggetto.Che cioè "desideriamo" in modo indipendente,  assolutamente soggettivo, autonomo; che cioè il Desiderio parta da dentro di  noi. Non è affatto così !! Il Desiderio risente in modo determinante del suo lato socializzante. Su cosa farebbe leva, sennò, la pubblicità ?! Il Desiderio, per innescarsi, ha sempre bisogno di un Modello, cioè dell'Altro, appunto. Dopo Emmanuel Lévinas dovremo parlare allora anche dell'altro grande francese, Réne Girard. Cosa ci insegna quest'altro grande autore di quella "scuola francese" che pare esser l'unica, a  cominciare da Lacan, attraverso poi del"gattoe la volpe" Guattari e Deleuze, per arrivare infine a Lévinas e Girard,sul Desiderio ? Che è sempre mediato ! Essendo il Desiderio, per definizione, la forza che ci porta fuori di noi, esso si nutre di imitazione, sempre e comunque.  Mimesi, cioè,  il Desiderio è mimesi. Freud, a questo proposito, sfiora questa verità cogliendo nell'Identificazionecon il padre i prodromi dell'Edipo, ma poi si perde nel suo delirio pansessualistae, perdendo di vista  l'aspetto primario, costruisce poi un'enorme impalcaturaper sostenere la sua tesi della  "Libido" tanto che deve ricorrere alla nozione diInconscio per farla stare in piedi. Ma non siamo più al secolo scorso e oramai il mito della psicoanalisi ortodossa lascia il tempo che trova. Identificazione con il padre, si diceva, e da lì a seguire è un tutt'uno. Imitazione, cioè, di tutti coloro, di tutte quelle persone che ai nostri occhi assurgono a modelli perchè ritenuti portatori di una personalità,di un karisma; cioè  di un "essere" superiore al nostro e che vorremmoraggiungere, possedere, avere con tutte le nostre forze. Questa, detta in parole semplici, è l'essenza dell'uomo, del Desiderio umano. Cercare, cercare e cercare ancora, incessantemente, di "essere" come il Modello Ora, sorvolando sulle implicazioni violente a cui tutto ciò porta, inevitabilmente, che se uno è modello è automaticamente rivale, e che, volendo approfondire si rmanda a quel capolavoro di Girard che è "La Violenza e il Sacro", per restare alla centralità del nostro tema, si diceva, va subito sottolineato che è proprio a cominciare dal genitore del proprio sesso, tutto dipende poi dai "maestri" più o meno positivi o negativi che ci sappiamo scegliere.  E parrebbe, da quel che si constata nell'attuale situazione di "bullismo" dilagante, quella qualità dei maestri sia alquanto discutibile. Ma questo si spiega facilmente con il fatto che stiamo ancora pagando le conseguenze di quella mentalità che si è inaugurata nel '68 del secolo scorso e che ancora ci assilla come, del resto, da una grave malattia, non se ne esce neimmediatamente ne  tantomeno indenni. Una volta si chiamava Comunismo Moltissimi ne sono ancora affetti sebbene abbia cambiato nome Un nome diventato "innominabile" si è pensato bene di sostituirlo lasciando però inalterati i contenuti riciclati ancor più radicalmente. Al crollo di quell'ideologia si è pensato addirittura, da bravi megalomani, che fosse finita la storia stessa e si è inaugurato quel lutto "postmoderno"che ancora ci assilla con le proprie menzogne e i suoi modelli conseguenti. Postmodernismo banale che delegittima la nozione di verità ed esorcizza la realtà anteponendole una falsa coscienza del soggetto; un'ideologia settaria ed estremamente intollerante e finta "debole" "Contrariamente a quello che ci dicono i nostri nichilisti e relativisti, una natura umana esiste, e la sua elasticità è tale che si dà spesso da fareper porre  rimedio alle più strambe follie culturali"    Girard "Il risentimento"E di "follie culturali" infatti si tratta e da cui è urgente guarireEcco infatti perchè il clima dominante, lontano dalla speranza, oscilla tra la disperazione per l'eclissi del "sole dell'avvenire" e "l'eclissi della luce della Ragione" radical-individualistaEd ecco il punto dove invece Girard e Lévinas si coniugano alla perfezione:Il primo nel rilevare che c'è poco da fare; il vero soggetto umano può emergere soltanto dalle regole del Regno ed al di fuori di queste regole non c'è altro che il mimetismo e l'"interdividualità"Solo la struttura mimetica è soggettoE non c'è filosofia che tenga poichè anch'essa è implicata nel gioco di dissimulazione che impedisce di riconoscere come stanno le coseA meno ché la filosofia non si ponga proprio dal punto di vista dell'attenzione per quell'Altro che le regole del Regno inauguranoEd è proprio Lévinas il punto di riferimento più opportuno per una filosofia così "capovolta" Vediamo quindi di riassumere questo pensiero di  Emmanuel LévinasAbbiamo detto all'inizio che il mito della nostra provenienza da un'idilliaco luogo;paradiso terrestre, uroboros o liquido più o meno amniotico, era un mitoNon solo, ma ne abbiamo dimostrato la negatività essendo alla base psichicadel consumismo stessoE' infatti da Levinas che abbiamo tratto questa critica radicale : "È questo il tema che Levinas lascia intravedere quando più volte cita lavicenda di Giobbe mettendo in evidenza il fatto che Dio gli rammenta che luinon era presente quando il mondo veniva creato (Job, 38,4), l'evento che èsottratto per definizione a qualsiasi logos: «la soggettività di un soggettoarrivato tardi in un mondo che non è nato dai suoi progetti, non consistenel progettare, né nel trattare questo mondo come proprio progetto"Poi, Lévinas, prosegue chiedendosi DOVE cercare le risposte a questamisteriosa struttura profonda della psiche umana e coglie nel paradossodel "sacrificio di sè" lo spunto di una "Logica" nuova, agli antipodi diquella "affermazione dell'io"...umana, troppo umana !"Ad una filosofia veramente sapiente spetterebbe dunque il compito dimettersi dalla parte di questo smantellamento dell'io, saperne cogliere ilmomento genetico nell'atto del sacrificio estremo che rappresenta una vera epropria rottura con la logica dell'identità e dell'essere:Ciò che a lui piuttosto sta a cuore è individuare la radice da cui qualsiasigesto di fraternità e perfino di gentilezza discende: anche il semplice«dopo di voi, signore»  reca la lontana traccia di un'inversionedella soggettività che non è spiegabile nei termini di un'altrimenti ovviaautoaffermazione dell'io"Quindi capiamo come la trascendenza del gesto di Cristo non sia affattointeressante per l"aldilà", ma per l'aldiquà:"Da una parte la trascendenza non come eventuale orizzonte ulteriore, ma comeinterpretazione radicale della realtà stessa, che pur ci si presenta neigiochi e nelle relazioni dell'essere; dall'altra la trascendenza non comeavventura speculativa, ma piuttosto come struttura etica"Questa è l'autentica «trascendenza» (la cui migliore tematizzazione Levinasattribuisce a Kierkegaard): una verità perseguitata, misconosciuta, umiliatae respinta è infinitamente trascendente e mai trasformabile in immanenzaproprio per il suo carattere di irrecusabile differenza rispetto alle veritàdi questo mondo"A riprova di ciò ecco quindi la sottolineatura straordinariamente illuminantedi come Dio non possa che giungere a noi in quel modo inaspettato emisterioso come misteriosa e inconcepibile per la nostra mente umana èciò che era prima di noiSolo nell'estremo restringimento della sua infinita potenza fino al poloopposto può apparirci dinnanzi :" Dio può parlare all'uomo solo umiliandosi; ma proprio per questo egli puòrivolgersi soltanto a chi, come lui, si umilia.L'idea di un'umiliazione di Dio, argomenta Levinas, è strettamentedipendente dall'idea di una verità che si manifesta nell'umiltà"In questo radicale rovesciamento delle parti fino al punto di rovesciare anche lalogica dell'essere per sé stessi si attua il piano divino che diventa modelloper l'uomo dell'autenticità del suo essere profondo stesso:"Il problema comporta, d'altro canto, e come producentesi da questa passivitàspinta nella Passione al suo limite ultimo, l'idea di espiazione per altri,cioè di una sostituzione: l'identico per eccellenza, ciò che non èintercambiabile, ciò che è l'unico per eccellenza, sarebbe la sostituzionestessaRovesciare la logica dell'essere sostituendosi alla sofferenza dell'altro"E quindi possiamo concludere riconoscendo che :Sarebbe difficile tentare un bilancio, sia pure provvisorio, del contributoche sia Girard sia Levinas, sia isolatamente sia congiuntamente, porgonoproblematicamente alla dogmatica cristiana. La forza e la lucidità con cuientrambi si sono riappropriati di un concetto come quello di «sostituzionevicaria», per smascherarlo in un caso, per ribaltarlo in una sorprendenteinterpretazione della soggettività dell'altro, e ciò proprio nel momento incui la soteriologia «media» cristiana pare aver preferito invece per motividiversi abbandonarlo o edulcorarlo, certamente dà da pensare, anche sotto ilprofilo, in questo caso tutt'altro che preliminare ed accademico, di unripensamento della natura e dei compiti della teologia