Eighties

L'involuzione della Morale


Nietzsche aveva intuito che l'attacco decisivo al cristianesimo non potevaessere portato sul piano della verità, ma su quello della morale cristiana,che a suo parere, in quanto morale che reprime costituirebbe un grandecrimine contro la vita, la libertà, la gioia.Ma gettato via il bambino, l'acqua sporca non ha tardato a coniugarsi con inuovi Dei della politica e da strumento di pace si è involuto in nuovostrumento di guerra che, nella oramai totalmente libera lotta per il ..."predominio che dapprima si combatte per la prevalenza economica; poi sicontrasta accanitamente per il predominio sul potere politico, per valersidelle sue forze e della sua influenza nella competizione economica; infinesi lotta tra gli stessi Stati" *...ecco che la morale divenuta oramaimoralismo è ben lontana dal saper tener distinte quelle categorie delpensiero per cui era nata che, come esplicato nell'articolo precedente,rispondevano a quei "criteri permanenti di giudizio" propri dellarazionalità.La lotta politica degli intellettuali è infatti segnata nel Novecento da unadiscriminazione radicale dell'avversario secondo il valore: l'avversario nonè tale, razionalmente e reversibilmente, in momenti e su terreni pubbliciparticolari. È ormai il Nemico personale e dell'umanità. I classici dellascienza politica, che distinguevano rigorosamente i due livelli, avevanointravisto l'eventualità del loro collasso in uno solo:  il nemico assoluto.L'estremo pericolo, avvertivano, risiede nella ineluttabilità di un obbligomorale al conflitto; è la versione moralistica della lotta politica cheprolunga il conflitto fino all'annientamento. Perisca pure il mondo.Gli uomini che adoperano simili mezzi contro altri uomini devono bollare laparte avversa come criminale e disumana. La lotta tra valore e disvalore hauna sua devastatrice consequenzialità: l'inimicizia assoluta obbliga acreare criminalizzazioni e svalorizzazioni sempre nuove, finoall'annientamento di ogni vita politica indegna di esistere (Carl Schmitt).La tradizione giuridica, politica, pastorale della Chiesa è stata nei secolil'antagonista (ed anche il bersaglio diretto, e criminalizzato) dell'inimiciziaassoluta praticata dell'intellighenzia. La potestà di giurisdizione della Chiesasi regola distinguendo tra materie che riguardano il foro esterno e quellepertinenti il foro interno. La giurisdizione di foro esterno si esercita inpubblico e si riferisce al bene comune; l'altra guarda immediatamente edirettamente il bene della singola anima; si esercita nel segreto e haeffetto nella coscienza. Si tratta un paradigma giuridico, in effettiantropologico e teologico-politico, alto e complesso. Si osserverà chequesto ordine suppone l'autorità del confessore sulla persona privata, oltread una potestà della chiesa nella sfera civile. Ma i limiti dell'efficaciaerga omnes delle decisioni della Chiesa in società pluralistiche, non neinvalidano i principi e i criteri permanenti di giudizio; essi restano,anzi, esemplari.Solo il moralismo militante, nuovo potere politico della modernità, puòpensare di impedire (se e quando serve) con l'arma del quarto poterel'esercizio della razionalità cattolica. Nello spazio pubblico contemporaneole richieste alla Chiesa di intervenire con condanne contro qualcuno nonsolo sono partigiane (l'opinione pubblica attiva è sempre "partito"), maintendono trascinare la Chiesa ad un giudizio pubblico per obiettiviestranei al senso della sua giurisdizione. Si tenta di imporle un metodo, sedi metodo si può parlare, per definizione affrettato e liquidatorio, poichéprecede l'accertamento di fatti e delle responsabilità: la ghigliottinapolitica, contro l'equità e la prudenza secolare che canonisti e teologi,tribunali e confessori, hanno praticato e praticano nel foro esterno comenel foro interno. Si tenta, dunque, di trasformare la Chiesa in unostrumento della mobilitazione dell'intellighenzia ed anzi in una parte                                dell'intellighenzia stessa                                                                                                                    Questo arruolamento nella macchina dell'opinione pubblica è ilpeggio che possa accadere alle persone e all'istituzione ecclesiastica.Ma è da credere che non accadrà *** Papa Pio XI°Enciclica "Quadrigesimo anno" 1931** Pietro De Marco