Eighties

SENSO,...non Prodotto !!


CREAZIONE NELL'ANTICO TESTAMENTOL'ORIZZONTE DI COMPRENSIONEL'orizzonte nel quale la fede d'Israele nella creazione va compreso ècostituito da due componenti:1. l'esperienza identitaria della liberazione da parte di un Dio che haeletto Israele e ha stretto con esso un alleanza; questa fede sperimenta unaprofonda crisi all'epoca dell'esilio ( VI sec. A.C.) che tuttavia conducead un approfondimento della stessa fede. Da qui in avanti, infatti, il Diodi Israele che interviene salvando il suo popolo verrà identificato al Diocreatore del mondo;2. la condivisione dell'orizzonte storico-religioso di Israele che, comequali tutte le culture, ritiene il mondo opera di una mano divina. Questeconvinzioni vengono tramandate in forma di miti e di inni che Israeleaccoglie ma al tempo stesso modifica quando non fossero conformi alla fedeisraelitica.Occorre dire che il mito, oggi, è stato profondamente rivalutato, dopo ilcrollo della ragione monodimensionale dell'Illuminismo ad opera dellapostmodernità: il mito non è più sinonimo di favola o leggenda o, nellamigliore delle ipotesi, di credenza prerazionale o prescientifica quantopiuttosto un modello interpretativo del mondo che possiede una suaintrinseca razionalità. Considerato e collocato nell'epoca culturale in cuiè stato formulato il mito è, nel suo modo di fondare, di concettualizzarecon stringenza logica, di orientarsi alla prassi e di stabilire dei valori,quello che per noi oggi è la scienza, che pure è debitrice ad un concetto dirazionalità condizionato nel tempo.La razionalità del mito è tuttavvia di gran lunga diversa dalle altre formedi razionalità: essi indaga il fondamento ultimo ( arkai) del mondo in formadi racconto storico ( la parola greca " Mythos" significa "parola","storia") come anche ogni relazione al Numinoso e al Divino; e questo nonsolo dal punto di vista storico, ma anche psicologico, sociologico,biologico e fisico.I racconti di creazione, che compongono il patrimonio di diverse culture,sono radicati quasi tutti nella ricerca che l'uomo intraprende stimolato eprovocato dalla constatazione della compresenza di bene e male, ordine edisordine, vita e morte che attraversano tutti gli ambiti della vita. Puntodi partenza del mito non è dunque la fantasia, ma l'esperienza: è qui chesogono tutte le domande, compreso quella che conduce a interrogarsi su Dio esulla sua responsabilità nei confronti del male. I miti non parlano di unarealtà fittizia, ma del mondo reale, in cui si trova l'uomo di ogni giorno:nel mito " de re tua agitur" ( p.104). Scrive Erich Zenger che " la domandasull'inizio è per lo più domanda sul SENSO proprio di un'impresa, di unacosa o di un evento (...) è la domanda sull'origine e sul fondamento (Ursprung und Urgrund). Come tale, ma circa la QUALITA' dell'inizio: laquestione dell'origine è la questione della relazione e dello SCOPO deltutto, se c'è stato un cattivo o buon inizio, una caduta o un caso ( Unfalloder Zufall)".Numerosi miti di creazione, molti dei quali sono ben noti alla Bibbia,riconducono l'essere del cosmo ad una potenza divina positiva e intelligenteche trae il mondo dal caos informe, oppure lo genera direttamente: in questerappresentazioni, domina una fondamentale fiducia nella SENSATEZZAdell'universo, poiché se l'universo- e innanzitutto il mondo e l'uomo-provengono da una potenza divina buona, riposano, pur in mezzo a tantesventure e tragedie, su un fondamento buono e solido. Da questo punto divista, come sempre Erich Zenger fa notare, " il mito è l'accusa dell'ordinedel mondo contro dèi che vengono adorati come divinità": è la scopertanarrativa e l'evocazione del fatto che l'ORIGINE BUONA è congiunta alcompimento e che il mondo, nonostante tutto, è l'orizzonte della vita e nondella morte.Inizio e fine sono congiunti nella bontà dell'inizio e questo consente dicostruire una società culturalmente dotata si SIGNIFICATO ed ETICAMENTEvivibile: questa convinzione è assai presente nel racconto di Genesi, doveviene ripetuto spesso che Dio vede la bontà della creazione e che ognievolversi di essa resta pur sempre nella mano di Colui che l'ha voluta.L'EZIOLOGIA STORICACon questa espressione si vuole indicare che le notizie sulle origini chetroviamo nella Genesi non sono state ottenute per una rivelazione " diretta"di ciò che successe, ma piuttosto gli autori sacri sono risaliti all'iniziodel mondo per dare ragione della situazione concreta in cui vissero. La loroesperienza religiosa è segnata da una parte dalla bontà del Dio creatore esalvatore, dall'altra dal peccato di tutti gli uomini e in particolare delpopolo d'Israele. Hanno cercato di trovare la causa di questa realtà ambiguain ciò che successe agli inizi della storia. Tutto quello che di buonotroviamo nel mondo deriva dalla benedizione di Dio, che al principio diedeall'uomo ogni tipo di beni. I mali invece sono opera dell'uomo, che anchesin dal principio ha rotto la relazione di armonia con il Creatore. In altritermini il racconto direbbe che la situazione dell'uomo ha origine in unevento, un fatto accaduto all'inizio della vicenda storica dell'umanità. Eanche se possiamo conoscere questo evento solo per via eziologica, cioèriflettendo sulla situazione attuale alla luce della fede, e nonostante chel'autore biblico usi il linguaggio e le forme di pensiero mitiche del suotempo, si tratta pur sempre di qualcosa che è realmente accaduto. Il modoconcreto in cui questo qualcosa di realmente accaduto viene rappresentato,può anche servirsi di elementi narrativi o sapienziali che il mondocircostante offre, magari anche di narrazioni "mitiche" : ciò che vaassolutamente compreso è che il mezzo letterario giova ad attingere un sensovero e reale, legato ad un evento che ha profondamente interessato la storiadell'uomo.Va infine ricordato che non è né intenzione né compito delle Scritturefornire dati storici o scientifico-naturali, ma comunicare la verità che Dioha voluto rivelare per la nostra salvezza: in questo caso la bontà originaledi tutto ciò che è uscito dalle mani di Dio e il suo dominio su tutto, el'alterazione di questa armonia a causa del peccato dell'uomo. In tal modorestano delineati, almeno come principio, i campi dei distinti ordini diconoscenza.