..dove alle domande

.. quando è giusto è giusto!


Sostenere che l’esistenza precede l’essenza equivale a sostenere che l’uomo è libero in quanto è un essere che esiste prima di ogni definizione, di ogni natura, di ogni legge e istinto. Nessun a priori, nessuna natura, nessuna divinità.Intanto l’uomo è libero in quanto è abbandonato e gettato nel mondo, senza poter ritrovare né dentro né fuori di sé una giustificazione, il suo proprio fondamento. "Siamo soli, senza scuse", sostiene Sartre,"l’uomo è condannato ad essere libero".A partire da questa posizione - dell’esistenza concreta, singola e irripetibile - si può cogliere l’universale. L’esistenza, secondo Sartre, non è né "Ragione", né "Inconscio", né "Dio" ma è in rapporto ad essi, rapporto col mondo, possibilità di essere. Che l’uomo esiste, prima di essere, significa che egli non è a se stesso ciò che gli permette di compiere la scelta di sé. Non si è creato, non è causa sui come Dio, anche se è responsabile di tutto ciò che fa, e può lui solo fare qualcosa di sé, della sua "angoscia", della sua "solitudine", della sua "disperazione", del suo "essere per morire".In questo "fare" si dà una morale umanistica che si differenzia da qualunque morale consolatoria per un tratto eroico: la capacità di "guardare" la vita come esperienza vissuta della propria finitezza, senza speranza. Il tratto quietistico della giustificazione, di un segno, anche secolarizzato, della grazia, non può essere riconosciuto dall’esistenzialista. Secondo il suo codice morale non c’è una possibilità al di fuori di quella che si manifesta. "Un uomo s’impegna nella propria vita - scrive Sartre - definisce il proprio volto e, fuori di questo volto, non c’è niente... Questa idea... dispone gli animi a comprendere che soltanto la realtà vale; che i sogni, le attese, le speranze permettono soltanto di definire un uomo come sogno deluso, come speranza mancata, come un’attesa inutile"..o0(mò ce ripenso e poi..)