Mondo Jazz

JAMES BLAKE


Ogni volta che mi è stato chiesto ho risposto che il jazz è la musica della mia anima, ma questo non significa affatto che mi limiti ad un genere e che la mia curiosità musicale non si estenda ad altri campi.La bellezza non si può confinare entro uno stile, e creatività e grazia sono doti di molti musicisti che operano in ambiti completamente diversi.Quello che io non sopporto, o perlomeno trovo noioso, è il ripetersi ad libitum che una buona fetta di musicisti di tutti i campi, una volta raggiunta la notorietà, fa per tutta la carriera. E' vero che la creatività e la voglia di rinnovamento appartengono nella musica come in tutte le arti ad un ristretto numero di grandi, ma ugualmente non riesco a concepire le moltitudini che si affollano in uno stadio per cantare in coro le stesse canzoni o per risentire star che suonano per soldi e senza nessuno spirito di ricerca.Forse la maggioranza delle persone è abituata a concepire la musica come un sottofondo, al più una colonna sonora, e provare ad uscire dai binari conosciuti è sforzo troppo impegnativo.Per mia fortuna mi sento diverso, e mi piace essere stupito da musiche e musicisti che non conosco e che trovo stimolanti e veri nella loro essenza.E' il caso di questo album, di cui propongo uno dei video-clip più significativi. Si tratta di un ragazzo di 22 anni, James Blake, ancora (ma per poco) sconosciuto alle masse.Nulla a che spartire con il jazz, qui operiamo nel mare magnum del pop ma ascoltate che brezza fresca che spira: musica minimale sia negli strumenti che nell'impostazione. Un pianoforte, delle percussioni, una voce da brivido che ricorda moltissimo Antony degli Antony & the Johnsons e buone dosi di elettronica.Tutto l'album è impregnato di una semplice classicità, una specie di new gospel elettronico con una voce emozionante e coinvolgente. Raramente il pop negli ultimi decenni ha sfornato opere prime cosi' stimolanti.Lo segnalo, pochi amici che mi leggete, perchè credo che valga la pena prestare orecchio.