Mondo Jazz

IMPRESSIONI DA BERGAMO


Il festival bergamasco è sicuramente il primo grande appuntamento primaverile lombardo, e come consuetudine oltre allo straordinario successo di pubblico, è foriero di certezze e di novità.La mia partecipazione agli eventi è stata solo parziale, ma da quello che ho ascoltato e come facilmente previsto, la prima serata è stata jazzisticamente la più interessante.Un gruppo rodato e da un paio d'anni sulla scena, il quintetto di Tomasz Stanko, ha introdotto la prima serata. Il trombettista polacco, abbandonati i furori del periodo free, da diversi anni è approdato ad un pacato e riflessivo lirismo grazie ad un timbro che rimane magistrale a dispetto dell'età.La sua musica è caratterizzata da un post bop fresco e innervato da una formazione giovane che presenta ben due strumenti armonici, pianoforte e chitarra, e lascia alla voce del leader il compito di esporre i temi e di sviluppare le improvvisazioni. Sulla scia di Dark Eyes, l'album uscito per E.C.M. due anni fa, il concerto si è caratterizzato per quei colori introspettivi e permeati di una vena malinconica che da anni sono il marchio di fabbrica di Stanko. Impeccabile il leader, il gruppo mi è parso molto cresciuto e meglio amalgamato rispetto ai primi tempi.Certo non tutto è esente da critiche: il bassista mi è parso abbastanza evanescente, Jackob Bro è un chitarrista interessante, dalla evidente influenza friselliana, ma troppo timido nelle iniziative. Due assoli di batteria nel contesto del concerto mi sono parsi eccessivi, vista anche la caratura degli stessi, ma complessivamente la proposta del gruppo mi è sembrata godibile e interessante.Nel bene e nel male un concerto di Bollani è sempre spiazzante. Era lui la novità più attesa a Bergamo per via di questo gruppo nuovissimo e per il progetto dedicato alle musiche di Frank Zappa.Si trattava di una prima data europea e la curiosità era di vedere come Stefano avesse amalgamato musicisti e musiche con un organico cosi'inconsueto anche in campo jazzistico: un trombone, Josh Roseman, usato prevalentemente in veste coloristica, ed un quartetto alla Modern Jazz, perlomeno come strumentazione.Di fatto una visione energetica, quasi materica della musica di Zappa dove le parti solistiche erano distribuite prevalentemente tra il pianoforte ed il vibrafono di Jason Adasiewicz. Formidabile l'impatto strumentale molto fisico del gruppo; eccellente per fantasia, varietà di timbri, potenza e poliritmia il batterista Jim Black, assoluto trascinatore di una band che ha convinto anche grazie ad arrangiamenti stimolanti ed aperti a tutte le suggestioni presenti nella musica di Zappa.E se Bollani non ha perso il vizio di qualche gigionismo di troppo, poi ha ampiamente ripagato il pubblico con una magistrale versione in piano solo di Peaches in Regalia, uno dei brani più belli e più noti di Zappa.Enrico Pieranunzi ha aperto la seconda sera riproponendo il progetto aperto sulle musiche barocche di Domenico Scarlatti. Interessante mix di partitura ed improvvisazione la musica del maestro seicentesco è apparsa viva e vibrante, naturalmente ed efficamente innervata dal sapiente tocco dell'ottimo pianista romano.