Mondo Jazz

LEO SMITH CHIUDE APERITIVO IN CONCERTO


Ultimo appuntamento domenica mattina al Teatro Manzoni di Milano per Aperitivo in concerto con uno dei personaggi più significativi e coerenti della scena radicale americana, il trombettista Leo Smith. Parlare di Leo significa automaticamente tracciare la storia della musica afro-americana dai primi anni 70' ad oggi.Wadada Leo Smith è nato a Leland (Mississippi) nel 1941. Si è formato in gruppi di rhythm and blues e nelle "marching bands". Dapprima batterista e cornista, si dedica in seguito alla tromba. Ha studiato diverse culture musicali (blues, jazz, africana, orientale). Nel 1967 entra nella AACM di Chicago e presto suona nel trio con Anthony Braxton e Leroy Jenkins, incidendo dischi significativi per la Affinity e compiendo tour in Europa. Fonda poi il New Dalta Ahkri, in cui militano Oliver Lake e Anthony Davis. Inventa un sistema di notazione musicale che chiama Ankhrasmation.Ottiene molte commissioni da diverse istituzioni americane. Compone per strumento solo, piccolo ensemble, orchestra da camera e jazz. Dagli anni 80 diventa rastafari e amplia la sua ricerca, affrontando anche i ritmi del reggae e del funk. Insieme al chitarrista Henry Kaiser coordina il gruppo "Yo! Miles" dedicato alle musiche del Davis elettrico. Il suo stile strumentale si allontana da quello incalzante e veloce tipico del jazz moderno, e approfondisce invece l'uso dello spazio, l'importanza della singola nota, l'espressività del timbro.Nella sua lunga carriera Wadada Leo Smith ha diretto trii, quartetti, formazioni allargate; ha inciso per Kabell, Nessa, Sackville, Moers, FMP, Black Saint, ECM, Tzadik, collaborando, tra gli altri, con Lester Bowie, Pheeroan akLaff, John Zorn, Derek Bailey, Roscoe Mitchell. Per la PI Recordings sono pubblicati i lavori del suo Golden Quartet, il suo più recente progetto in ambito jazz, dove hanno suonato solisti come Anthony Davis, Malachi Favors, Jack DeJohnette, Vijay Iyer, John Lindberg, Ronald Shannon-Jackson. Leo Smith torna a Milano dopo lunghissima assenza, a capo di un complesso, formato da eccezionali solisti, con cui rievoca l'amata figura di Miles Davis e la sua musica nel cosiddetto periodo "elettrico": quattro chitarre elettriche (oltre al giovane e inventivo e già affermato Josh Gerowitz, di straordinario rilievo il lavoro di Brandon Ross, Lamar Smith e Michael Gregory), un violoncello (la eccellente e purtroppo poco conosciuta Okkyung Lee), un contrabbasso (l'affermatissimo John Lindberg, che molti ricordano nel famoso String Trio of New York), un basso elettrico (l'ottimo islandese Skuli Sverrisson, già direttore musicale di Laurie Anderson e componente di gruppi come Pachora e AlasNoAxis) e una batteria (Pheeroan AkLaff, già a fianco di artisti come Oliver Lake, Cecil Taylor, Anthony Davis, Henry Threadgill, Sonny Sharrock, Andrew Hill, Jay Hoggard, Mal Waldron, David Murray) creano un denso tappeto stratificato di suoni, un fitto contrappunto elettrico di riff e dialoghi strumentali sul quale la tromba di Smith smozzica frasi, abbozza drammatiche orazioni interrotte bruscamente, cesella interiezioni e punti esclamativi con l'enfasi retorica di un aedo feroce e danzante.Per meglio comprendere la figura del musicista e seguirne l'evoluzione segnalo il link di Birdland, una interessante trasmissione della Radio della Svizzera Italiana: quattro puntate liberamente ascoltabili in cui Riccardo Bertoncelli tesse un ritratto di Smith.Da notare che sul sito della RSI lo spazio per il jazz è abbondante e tutto ad opera dei maggiori critici italiani del settore, dal citato Bertoncelli a Franco Fayenz, Claudio Sessa, Marcello Lorrai e Maurizio Franco. Ci sono ore di trasmissioni monografiche dedicate ai massimi artisti e alle correnti che hanno fatto la storia del jazz ascoltabili con un click.     http://retedue.rsi.ch/birdland/welcome.cfm?idg=0&ids=4729&idc=40629Fonte testi: Comunicato Teatro Manzoni