Mondo Jazz

LO STREPITOSO LEO & ORGANIC ACCENDE IL MANZONI


Un fantastico concerto di Leo Smith & Organic chiude in bellezza la stagione 2010/2011 di Aperitivo in Concerto. Quasi due ore di musica eccitante, ricca di soluzioni e di idee, ritmicamente irresistibile con momenti alternati di tensione e rilascio di pura bellezza catartica.Una visione splendida delle atmosfere elettriche di Miles, punto di partenza dell'ispirazione di Smith che poi sviluppa temi propri in un work in progress strumentale, dove il trombettista è anche direttore d'orchestra, suggeritore di tempi e di accelerazioni o rallentamenti.Un organico quantomeno inusuale, quattro chitarre elettriche, un basso elettrico, un contrabbasso,  un violoncello, la batteria e la tromba, da vita ad una rappresentazione visionaria del periodo funky di Davis sgrezzando la matericità dell'originale a favore di momenti più pacati e meditativi e contando su una serie ininterrotta di riff estremamente dinamici e coinvolgenti.Chi temeva un eccessivo volume e tempi grevi ed ostinati è stato smentito da un approccio molto più morbido nelle masse sonore ed estremamente creativo e fantasioso nello sviluppo discorsivo.Formidabile la sezione ritmica, composta dalla splendida voce del violoncello elettrificato di Okkyung Lee, il poderoso contrabbasso di John Lindberg, il versatile ed elastico drumming di Pheeroan AkLaff uniti alla voce unica e dinamica di Skuli Sverisson al basso elettrico.Anche i quattro chitarristi si sono rivelati diversi e complementari: accanto al suono intriso di blues di Michael Gregory hanno ben figurato le sciabolate hendrixiane di Brandon Ross, il suono più contemporaneo e sperimentale di Josh Gerowitz e la giovanissima promessa Lamar Smith, autore di un assolo con il pedale wha wha che ha riscosso visibilmente il consenso degli stessi musicisti.Una musica che ha travalicato spesso i confini; mantenendo una base sostanzialmente ancorata al blues si è spinta nel funky, ha cavalcato momenti rock di lucidissima fattura, ha srotolato tappeti fatti di arpeggi quasi sussurrati sotto la magnifica sonorità della tromba del leader che spesso ha giocato con l'evocazione di Miles senza mai scendere a compromessi con facili imitazioni.Un concerto estremamente godibile di uno dei grandi maestri di Chicago ancora sulla breccia.