Mondo Jazz

ENRICO RAVA QUINTET - TRIBE (E.C.M.) 2011


Enrico Rava QuintetTribeEnrico Rava trumpetGianluca Petrella tromboneGiovanni Guidi pianoGabriele Evangelista double-bassFabrizio Sferra drumsGiacomo Ancillotto guitarTrack listing:Amnesia Garbage Can Blues Choctaw Incognito Cornettology F.Express Tears For Neda Song Tree Paris Baguette Planet Earth Tribe ImprovisationRecorded October 2010 ECM 2218Nuovo album di Enrico Rava, oramai stabilmente accasato con l'etichetta tedesca di Manfred Eicher, e obiettivo puntato sulla melodia: su 12 brani solo l'ultimo è una improvvisazione di gruppo, mentre gli altri si dividono tra vecchie e nuove composizioni tutte all'insegna della forma ballata.Convivono brani di oltre 35 anni fa (Tribe) con novità ispirate alla cronaca e impregnate di lirismo palpitante (Tears for Neda), mostrando una pregevole coerenza compositiva  che non mostra l'usura del tempo nemmeno nei pezzi più datati. Anche il suono della tromba, nonostante l'età non più giovane di Rava, è scintillante e ricco di pathos. Sui temi medio lenti poi Enrico è sempre stato un maestro, e come tale da molto si comporta nella scelta dei patners.Memore della lezioni di Art Blakey e di Miles Davis, Rava ha sempre saputo trovare e poi valorizzare giovani musicisti di valore  che, senza la vetrina del gruppo prestigioso, avrebbero stentato prima di vedersi riconosciuto il talento.Non parlo certo di Petrella, che a dispetto della giovane età è ormai apprezzato e conosciuto da entrambi i lati dell'Atlantico, e nemmeno di Fabrizio Sferra, ottimo batterista ma certo non rientrante nella categoria delle giovani promesse.Guidi ed Evangelista non fanno cinquant'anni in due ma basta ascoltare Garbage Can Blues suonata in trio per apprezzare il tocco, la sicurezza e la grazia che accompagna i migliori.Più volte ho parlato di Guidi in termini elogiativi, non posso che ripetermi: ascoltare Tribe è un vero e proprio tributo alla bellezza. Chi forse, data l'impostazione quieta della session, mi pare possa mordere un pò il freno è il trombone di Petrella, costretto a carezzare e non a graffiare.I temi sono tutti facilmente godibili e immediatamente memorizzabili, qualcuno più mosso (Cornettology) altri placidamente scorrevoli. Lontani dal bop e dai furori del free, i musicisti tessono un dipinto dai colori acquarello, senza increspature ne astrattismi ma con ampi spazi liberi all'interno di un pregevole lirismo di fondo che permea i brani. Nulla di nuovo naturalmente, ma quando la classe si combina con lo stato di grazia il risultato non può che essere pregevole.V A L U T A Z I O N E :  *  *  *  *