Mondo Jazz

UN FILM SULLA E.C.M.: SOUNDS AND SILENCE


Fondata nel 1969 dal produttore Manfred Eicher, la ECM ha pubblicato un migliaio di album abbracciando generi musicali diversi, dal jazz alla musica antica e contemporanea, a musiche di varia provenienza geografica. Dopo aver costruito i primi successi ed essere arrivata alla notorietà in ambito jazz con gli album di musicisti come Keith Jarrett, Paul Bley, Jan Garbarek, Chick Corea, Pat Metheny e l'Art Ensemble of Chicago, l'etichetta bavarese ha infatti cominciato ad includere, nel suo catalogo, alla fine degli anni '70, la composizione contLa qualità degli album ECM si manifesta a tutti i livelli, dando risalto alle abilità musicali ma senza sottovalutare gli aspetti della produzione, del suono e della grafica. Tutto ciò è stato ampiamente riconosciuto negli anni tramite i molti premi che l'etichetta ha ricevuto.emporanea. Il background di Manfred Eicher, come musicista attivo sia in ambito classico che jazz, gli permette di intendere e interpretare i generi musicali attraverso una visione più ampia, tale da venir accreditato come il produttore adatto a dare, da un lato, "forma" alla musica improvvisata e dall'altro un'idea di flessibilità "improvvisativa" alle registrazioni di musica contemporanea.I registi svizzeri Norbert Wiedmer e Peter Guyer hanno seguito per cinque anni Manfred Eicher durante le sessioni di registrazioni in tutto il mondo: il documentario che ne è scaturito, "Sounds and Silence", è stato presentato al Festival di Locarno e in altri festival.(Dal sito www.contaminazioni contemporanee.it)In un'ora e mezza sfilano musicisti e paesaggi di diverse parti del mondo: solo un piccolo assaggio della incredibile quantità di artisti che incidono per l'etichetta di Eicher.In particolare ci si sofferma su Arvo Pärt, Eleni Karaindrou, Dino Saluzzi, Anouar Brahem, Gianluigi Trovesi, Marilyn Mazur, Nik Bärtsch, Kim Kashkashian e Jan Garbarek. Tutti i dialoghi sono in lingua originale, mentre i sottotitoli sono in francese.La prima sensazione che colpisce è la straordinaria qualità audio e video del film: complici le meravigliose musiche di Arvo Part, il primo personaggio ad essere presentato, l'apertura è mozzafiato. Ed è bellissimo vedere Part assistere alle prove del coro e dell'orchestra emozionato e partecipe neanche fosse un debuttante: si muove, danza, approva con la testa, ascolta rapito la propria musica a bocca aperta, esattamente come è successo a me la prima volta.Gustoso e impregnato di umanità semplice e gaia l'improbabile balletto che Eicher e Part si concedono quando il risultato della prova è al culmine.I dubbi che prima della visione erano prevedibili, un ritratto pomposo e agiografico del produttore, si stemperano abbastanza velocemente: come nei dischi, la preminenza è data alla musica e ai rapporti umani con i musicisti.Gli album E.C.M., come tutte le idee innovative e di successo, hanno anche i detrattori. Credo però che, al di là di gusti e vedute individuali, sia innegabile il marchio assolutamente personale e l'altissima qualità, sonora, grafica e ovviamente, musicale che Eicher ha apportato alla musica dei nostri decenni indipendentemente dai generi.Tutti gli altri musicisti che compaiono nel film lasciano una traccia: la simpatia e l'ironia irresistibile del duo Trovesi e Coscia, il pensoso e lirico impatto medio-orientale dell'oud di Brahem, la carica umana fortissima di Dino Saluzzi, le musiche emotivamente coinvolgenti della Karaindrou, la ricerca timbrica della Mazur.L'ora e mezza vola rapidamente; probabilmente il film dei registi svizzeri coglie solo in parte l'universo E.C.M. e i riferimenti alla mole di album di jazzisti americani ed europei incisi in quarant'anni sono labili, però ne cattura lo spirito e la qualità unica del lavoro. Da vedere.