Mondo Jazz

IL TRIO DI ZIGMUND, ZAMBRINI E LEOTTA


Spesso quelli che a torto sono considerati appuntamenti minori riservano sorprese deliziose: l'occasione questa volta mi è stata offerta dall'associazione il Melabò che da tre anni propone appuntamenti con il jazz nella cornice della Sala della Conchiglia all'interno del Convento di Santa Maria alla Vite a Olginate.Ieri sera si esibiva un trio inedito formato dal bravo pianista Antonio Zambrini, dal contrabbassista Carmelo Leotta e dal formidabile batterista newyorkese Eliot Zigmund. Ovviamente la star della serata era quest'ultimo, forte della esperienza quinquennale prima con Bill Evans e poi con Michel Petrucciani, per non parlare delle numerosissime collaborazioni praticamente con tutti i jazzisti dell'area della grande mela.Poco pubblicizzato, il concerto ha attirato solo una sessantina di persone, tutte dell'area geografica contigua, ma il trio avrebbe meritato una risposta molto più significativa.Ovviamente il terreno scelto era quello dei grandi standards della canzone americana, irrobustiti da qualche originals di Zambrini (Antonia, una melodia sempre affascinante e Melampo, su tutti). Credo che l'apprezzamento migliore che possa rivolgere al gruppo provenga dalla sensazione provata di un affiatamento che di solito si consegue in un lungo arco temporale. Reciproco ascolto, sottigliezze armoniche, non prevaricazione di nessuno strumento sugli altri a dispetto delle dimensioni della sala; a tutto questo poi bisogna aggiungere l'inventiva e la classe del batterista, mai invadente, intelligente e ricco di soluzioni, il robusto lavoro del contrabbasso e la felice vena lirica del pianoforte.Un'ora e mezza di swing che mi lascia immaginare a quale maturazione potrebbe arrivare questo trio se solo avesse la possibilità di suonare spesso insieme.