Mondo Jazz

CHRISTIAN MCBRIDE TRIO AL BLUE NOTE


Ieri sera, con quel freddo, la nebbiolina e l’umido tutto mi andava ma non di uscir da casa. Rivestirsi, montare nella macchina fredda, e “smacchinare” un tot dopo che lo avevi fatto per andar al lavoro. Ma l’occasione era troppo ghiotta.C’era Christian McBride al Bluenote, a Milano, in trio. Ora non era solo la mia smodata passione per il contrabbasso (faccio sempre e ancora a botte con lo strumento per essere il più grande somaro planetario vivente!) che mi portava là, ma anche e soprattutto la voglia di sentire del jazz DOCG al 100%, e nonostante la scortesia tipica di chi lavora al Bluenote, e il costo altissimo, era DIFFICILE PERDERE L’OCCASIONE!Perché sì, il mondo è bello perché è vario e quindi oggi, come in passato, il jazz sfugge ad ogni confine ed inscatolamento, e ingloba in sé tutte le tendenze musicali che lo portano a lambire correnti musicali anche distanti da sé (folk, musica da camera, frullati-di-tutto-un-po’……un nome? Bollani!, eccetera) ma quando ti propongono il bel vecchio suono del jazz “centrale”….lo volete chiamar mainstream? Vabbè….ma ci siam capiti…..chi sa resistere davvero? Ed infatti non mi sbagliavo.Il trio è una macchina da swing autentica! Mi direte…che noia! Deja vu….e via di seguito, ma al sottoscritto bidello questo genere di jazz piace da morire! Giusto o sbagliato che sia quando questa girandola del Trio attacca un blues classico, beh….inizi ad avere la corrente elettrica sotto le sedie (scomode) del Bluenote….e poi se ci ragioni ti accorgi che ‘sto blues non è così sentito e scontato come ti pare di primo acchito.Per non parlare poi di una mirabile versione della mille volte sentita My Favorite Things che vira anche ad accenni free ma la bravura, la giocosità (McBride si vede lontano un miglio che si diverte da pazzi a suonare sta roba con un “tiro” bestiale….), la preparazione inaudita, del Trio non te la fa dimenticare presto. Poi sulla playing list c’è Sophisticated Lady da urlo.Credetemi, non mi impressiona tanto la titanica marziana bravura stratosferica di Christian al contrabbasso….beh, se lo mangia lo strumento, quanto la potenza del suono che non è data credetemi dall’ampli grossissimo Marc Bass, a 4 coni, ma dalle sue dita che tirano ‘ste corde sino a far credere che si rompano! E’ un suono “nero”, grosso, celestialmente nasale, potentissimo nei forti ma anche leggerissimo nei pianissimi….ha talvolta appena accennato a suonare.E bello sia nei velocissimi uptempo da capogiro, che nelle ballads più morbide e suadenti. Non da meno il pianista, meno di vent’anni! Mi par che si chiamasse Peter Martin, e il batterista, Ulysse Owens, che par un Elvin Jones reincarnato, con l’eleganza di un Max Roach. McBride lo sentii la prima volta per puro caso in un brano in trio con il vecchio capostipite del contra, Milt Hinton, e di spalla Ray Brown, il Signore dello strumento ed appunto Christian a far da terzo. Non un caso per niente.E’ l’erede migliore del grandissimo Ray Brown. Tra l’altro di un’educazione e di un’umiltà notevoli: sul palco si è sperticato di ringraziamenti per un Bluenote neanche tanto pieno. Ahi noi! Se questo Trio non piena neanche un Bluenote, come faranno i giovani jazzisti a far cassa? Mi chiedo che spazi veritieri possa avere tanto jazz frullatore-di-mille-stili-diversi quando questo jazz dimostra d’essere vivo e vegeto come mai? Per un nostalgico come me, pochi. Ma capisco i gusti altrui e li rispetto pienamente. Nel frattempo, chi ha voglia, tempo e curiosità, il Trio andrà a suonare credo a Bologna al jazz festival.Swing for ever! (Recensione di Danilo Fabbroni)