Mondo Jazz

WYNTON CORRISPONDENTE CULTURALE PER CBS


Wynton Marsalis è stato nominato "cultural correspondent" dalla emittente televisiva americana CBS. Ecco la notizia pubblicata su JazzTimes: Wynton Marsalis has been named Cultural Correspondent for CBS, it was announced by CBS News Chairman and 60 Minutes Executive Producer Jeff Fager and David Rhodes, President, CBS News. In this role, Marsalis will provide insight into a broad range of cultural and educational developments on CBS This Morningand CBS Sunday Morning. His first CBS News appearance will be on January 16, 2012, Dr. Martin Luther King Jr.’s birthday.Il primo commento comparso sul sito del magazine americano è però tutt'altro che accondiscendente:Disappointing choice. A mediocre player who is very good at promoting himself rather improve on his trumpet playing. This is the chap who,while wet between his ears, criticised the great Miles Davis. His recordings are mediocre and the music often forgettable. He is nothing more than a poster boy for the white establishment that runs the music industry.La figura di Wynton è da molti anni al centro di polemiche, e alcune volte anch'io ho commentato sul blog le sue posizioni. Ma se non posso sempre concordare con le sue idee ciò non significa che non abbia rispetto per la sua indubbia statura musicale. Un breve e piuttosto coinciso riassunto delle divergenze lo si può leggere su Wikipedia:  Wynton Marsalis divenne il capofila degli young lions, una corrente di musicisti che tra gli anni ottanta e i novanta riportarono al centro dell'attenzione l'eredità jazzistica dell'hard bop. Rilasciò numerose interviste critiche nei confronti del free jazz e del jazz elettrico, che considerava pericolose eresie, del rock e del pop che definì "volgari" rinnegando gli idoli della sua adolescenza, e non mancò di scatenare una polemica contro lo stesso Miles Davis, che accusava di aver tradito il jazz e la sua anima acustica per solo scopo di lucro, sfruttando i gusti del pubblico meno raffinato. Naturalmente queste affermazioni provocarono l'ostilità di numerosi colleghi (Davis innanzitutto, ma anche Chet Baker ad esempio), che etichettarono la sua musica come cerebrale, priva di pathos e senza cuore. Dietro le sue implacabili critiche e i suoi giudizi taglienti, in difesa di ciò che considerava la legittima eredità del jazz, vi era Stanley Crouch, critico musicale e abile polemista, una specie di eminenza grigia che gli ha fatto da portavoce per un lungo periodo e che ha scritto, tra l'altro, le note di copertina di moltissimi suoi dischi. Di questo periodo è una serie di album come Think of One, Black Codes (From the Underground) e J Mood. Questi lavori, che contengono assoli studiatissimi, sono suonati impeccabilmente e senza sbavature: i critici e i colleghi li definirono come una serie di brillanti esecuzioni, ricche di idee e di spunti, ma prive di qualsiasi impegno emotivo. Marsalis fu accusato di voler cristallizzare il jazz, musica dinamica per definizione, in uno schema immutabile, ma oggi quegli album sono stati rivalutati e considerati fra i migliori album jazz del periodo.