Mondo Jazz

INTERVISTA A DAVE BRUBECK SU REPUBBLICA


Intervista interessante quella concessa da Dave Brubeck a Giacomo Pellicciotti su La Repubblica del 4 gennaio. Qui alcuni stralci, il testo completo cliccando il link a fine post.Ha suonato il suo spettacolare cool jazz fino a un anno fa Dave Brubeck, fino a quando il cuore ha fatto i capricci e i medici gli hanno intimato lo stop ai concerti. Ma adesso, con un tocco di magia, il pianista che negli anni 50 fu tra i primi a contaminare il jazz con i rondò, le fughe e i contrappunti della classica, riemerge dalla leggenda con un'inedita prova del periodo d'oro: è l'inatteso doppio album Sony Their last time out del mitico Dave Brubeck Quartet con Paul Desmond, una delle band più amate dell'intera storia del jazz, degna di figurare per consenso popolare e qualità della musica accanto alle all-stars di Louis Armstrong, al Modern Jazz Quartet, al Gerry Mulligan Quartet con Chet Baker o ai quintetti di Miles Davis. NNei due cd ora editi viene presentata per la prima volta su disco l'ultima esibizione pubblica del celebre Quartet con Desmond al sax alto, Eugene Wright al contrabbasso e Joe Morello alla batteria. Scoperto l'anno scorso dal produttore Russell Gloyd nei cassetti di casa Brubeck, il prezioso nastro registrato durante una serata benefica all'Hotel Hilton di Pittsburgh il 26 dicembre 1967 lascia trasparire la libertà e la consapevolezza del "concerto finale" vissuto senza drammi né rimpianti.È un buon pretesto per rintracciare l'indistruttibile Dave Brubeck, che ha appena compiuto 91 anni e ha avuto tempo di godersi da vivo onori mai concessi prima a un maestro del jazz, dalle mani di Bill Clinton, di Condoleeza Rice che gli ha consegnato il prestigioso Benjamin Franklin Award o di Arnold Schwarzenegger che lo ha inserito nella Hall of Fame della California. Brubeck è stato tra i primi paladini dell'integrazione razziale negli Usa. Cancellò diversi concerti del suo Quartet perché l'afroamericano Eugene Wright veniva spesso rifiutato da club e teatri americani. Annullò persino un'importante apparizione tv perché i produttori non volevano il nero Wright. IIn molti si sono chiesti come facessero ad andare d'accordo due tipi così diversi: l'etereo e quasi metafisico Desmond e il più concreto e comunicativo Brubeck, capace di violenti contrasti... Come facevate? « Paul e io eravamo molto diversi come persone, ma molto simili nel modo di pensare la musica. Avrei potuto anticipare dove stava andando col suo assolo. In molte interviste Desmond diceva che ero il suo pianista preferito. Tutto risale alla nostra prima volta insieme in un club vicino alla Stanford University in California. Da quell'esperienza capimmo che c'era un'alchimia unica nel nostro suonare insieme, anche se ci sono poi voluti alcuni anni prima che Paul entrasse a far parte del quartetto».Link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/04/brubeck-inedito.html