Mondo Jazz

I DANNI FATTI DA BARICCO


Parlare di musica è come ballare di architettura (Frank Zappa)Il saggio Zappa diceva bene: scrivere una recensione o un articolo musicale senza cadere nel banale o, peggio ancora, nel ridicolo, richiede competenza, una minima capacità di scrittura, un vocabolario sufficientemente vasto e anche un pizzico di fantasia.Quando mi capita di leggere uno scritto riuscito bene, corretto, intrigante e con idee originali il piacere è solo di poco inferiore alla musica che descrive. Viceversa una pagina mal riuscita, che in maniera evidente è slabbrata e poco attinente alla musica che cerca di raccontare diventa fastidiosa quando non involontariamente comica.Dal racconto di Alessandro Baricco "Novecento" è stata estrapolata una frase che, purtroppo, ha acquistato una valenza ed una visibilità largamente immeritate. Parlo di quel "se non sai che cos'è allora è jazz" che più sbagliato e falso non potrebbe essere (non tanto nel contesto del racconto ma per come viene applicato nei diversi meandri dell'attualità musicale).Se non so cosa sto ascoltando, significa solo che la mia cultura musicale è limitata. Se è jazz è riconoscibilissimo, perfino per chi non riesce fisicamente ad andare oltre il ciarpame commerciale e crede che la musica sia quella che si ascolta in tivu o su Radio DJ.Ribadite queste semplici e (giocoforza) schematiche prese di posizione, leggere un articolo che si intitola "16 gennaio: se non sai cos'è allora è jazz" diventa piuttosto irritante, ma lascio agli interessati la lettura e il giudizio. Come sempre riporto la parte più "succosa" del testo e lascio il link per la lettura completa dalla quale idealmente mi dissocio completamente:  Ogni categoria della vita umana conserva sempre un ambito dedicato a qualcosa di ineffabile o di misterioso. Non è difficile capire cosa sia il rap, così come non lo è distinguere una canzone country da un brano metal; provate, invece, a dare una definizione di jazz. “Cos'è il Jazz? Amico, se lo devi chiedere, non lo saprai mai.”, diceva Louis Armstrong, che intanto se la cantava e se la suonava alla faccia dei compartimenti stagni dentro cui sarebbe bene infilare le definizioni delle cose per dar loro un senso comprensibile per il resto del mondo. Sing, sing, sing – Divertente, scanzonato, ma anche estremamente spocchioso: il jazz è, probabilmente, la musica più ego-riferibile a cui si possa pensare. Quando si ascolta suonare un musicista jazz per più di qualche decina di minuti, è raro che si pensi che stia suonando per qualcuno all’infuori di sé. Si può interagire con gli universi altrui, si può chiedere di entrare, ci si può innamorare di essi, ma non ci apparterranno mai, probabilmente, del tutto. Il bello del jazz è proprio questo: è una musica che si insidia nell’ascoltatore con una potenza educatissima, ma che non finirà mai per agglomerarlo, per essere “sua”. Proprio per questo il jazz non perde mai di fascino: c’è sempre qualcosa di inaccessibile, di irraggiungibile, un segreto prezioso che non potremmo mai smascherare. Il jazz è, quasi sempre, di chi lo fa.Articolo a firma M.C. su :http://www.newnotizie.it/2012/01/16-gennaio-se-non-sai-cose-allora-e-jazz/A parte le scorrettezze grammaticali (insinua , non "insidia"), queste righe rivelano una competenza musicale che non va oltre le canzoni di Cristina D'Avena. Allora io dico, ma perchè se uno non sa di un argomento ne deve scrivere ?