Mondo Jazz

KALAPARUSHA


Ovvero Maurice McIntyre, oggi settantaquattrenne, membro seminale dell'associazione chicagoana AACM, sassofonista e collaboratore di molti nomi celebri della scena jazzistica americana, da Lester Bowie a Malachi Favors, da Roscoe Mitchell a Amina Claudine Meyers.Credo che il suo nome dica poco alla maggioranza degli appassionati di oggi, ma negli anni '70 grazie a Franco Bolelli e alla rivista Gong godette in Italia di un discreto seguito e di una certa considerazione. Il tempo ha poi provveduto a cancellarne qualsiasi traccia, perlomeno da noi. Ricordo una sua apparizione al Festival Jazz di Lovere, metà anni '70, dove la sua perfomance non fu assolutamente all'altezza della "fama" che gli era stata pre-confezionata adosso per'altro credo all'insaputa del diretto interessato.Il motivo per cui ne parlo oggi è il film-documentario a lui dedicato dal regista e fotografo Danilo Parra. Ne emerge una storia cruda, in cui le debolezze umane e il degrado fisico dell'artista appaiono evidenti. Immagini che lasciano molto amaro in bocca, ridotto a suonare nella subway di New York, niente affatto mitigate dai commenti che appaiono sul sito del regista, dove l'intervento più emozionante e per niente consolatorio è quello della ex compagna e madre dei suoi figli.Per coloro che volessero approfondire la figura di Kalaparusha e il film a lui dedicato ecco due link imperdibili:http://www.aacm-newyork.org/Kalaparusha_Maurice_McIntyre.html http://lovebryan.com/danilo/2010/01/more-closeness-but-even-closer/