Mondo Jazz

30 ANNI SENZA MONK


 “Con Monk bisogna stare all’erta in ogni momento. Sa creare una tensione ritmica tale da costringere i solisti a “pensare”, attaccando una frase dove meno te l’aspetti. Armonicamente è imprevedibile. E soprattutto mi ha insegnato a non avere paura di fare ciò che sento veramente”. (John Coltrane )Trent'anni fa scompariva uno dei giganti della musica del '900, Thelonious Monk. La sua influenza ancora oggi è enorme, e non si limita ai pianisti.Al di là delle circa settanta composizioni conosciute, l'eredità di Monk è più o meno evidente nel modo di suonare di tutti i pianisti di oggi: il fraseggio frastagliato e pieno di cluster, la diteggiatura ineducata, le armonie strane e ricercate hanno insegnato molto a tutti i musicisti che si interrogano sul concetto di libertà. Ciò che lascia Monk è soprattutto il virtuosismo ritmico fatto di ritardi, accenti spostati, l'uso magico dei silenzi.L'ascoltatore è continuamente "sorpreso" dall'evolversi dei suoni che non cadono mai nella staticità e prevedibilità. Monk ha saputo giocare con le note prendendosi gioco di esse: non si limitava ad improvvisare sugli accordi del tema di base ma ne reinventava la struttura armonica facendo appello al suo istinto primitivo generando dissonanze e giochi di note che si rincorrono e si urtano in una esemplare disinvoltura.Nei suoi ultimi anni di vita Monk si è ritirato nel New Jersey ospite della Baronessa Nica de Koenigswarter (Pannonica), senza mai suonare il pianoforte nonostante ce ne fosse uno nella sua stanza. È scomparso il 17 febbraio 1982Quest'anno gli omaggi al celebre pianista saranno la costante di moltissimi festival. Propongo la registrazione dell'intero concerto del 15 aprile 1966 a Oslo con lo storico quartetto ( Larry Gales, Ben Riley e Charlie Rouse), un video comparso recentemente su You Tube.