Mondo Jazz

MORE MONK


C'è una scena in Straight No Chaser, il documentario di Charlotte Zwerin prodotto da Clint Eastwood e dedicato alla vita di Thelonious Sphere Monk, che è la sintesi dell'arte tutta di questo musicista imprendibile, indomabile e infinito. La band sta suonando Evidence, durante l'assolo del sassofonista Charlie Rouse, Monk si alza e inizia a ballare. Una danza goffa, derviscia. Gira su se stesso Monk, un omone di cento chili che si avvita felice come un bambino-farfalla sul proprio baricentro. Poi ritorna al piano e lo martella, i piedi tengono il ritmo, le gambe volano disarticolate. È l'estasi, è la scossa elettrica. È il jazz. È Monk. Monk che suona se stesso e che usa il pianoforte semplicemente per dare voce a tutte le note, montagne di note, che gli vorticavano tra il cuore e la testa, tra i mocassini eleganti ed i cappelli dalle fogge bizzarre.Daniela Amenta, sito de l'Unità