Mondo Jazz

FRANCO D'ANDREA RICORDA DALLA


"Ci siamo conosciuti nel '61 - ricorda D'Andrea -, erano i primi anni che mi affacciavo nel mondo del jazz anche se a Merano dove sono nato aveva già fatto delle cose; ma in quel periodo a Bologna c'era un'atmosfera particolare dove Lucio già emergeva, pur essendo di due anni più giovane di me, con il clarinetto. Suonava il jazz di quel periodo, ma amava anche cose più sperimentali; infatti quando d
iventammo amici mi faceva ascoltare dischi di personaggi all'avanguardia come Monk ed Eric Dolphy, era già un artista molto attento a tutto il mondo della musica.Negli anni avete continuato a collaborare e non solo in campo jazzistico...A più riprese mi invitò a suonare con lui, sono presente in un paio di suoi album e Lucio volle che io facessi comunque jazz senza snaturarmi. Prima di tutto era un musicista molto forte ed esperto, un personaggio che stava una spanna sopra gli altri per la sua cultura, che non era di tipo erudito ma attento a tutto quello che accadeva recepiva e poi trasformava con il suo linguaggio.Cosa ti colpiva particolarmente in lui?Oltre alla preparazione, in lui c'erano anche leggerezza e ironia; non era supponente come a volte può capitare con alcuni personaggi del nostro mondo. Mi colpiva anche la sua vocalità: la voce aveva tutti i "colori" possibili ed un senso ritmico pazzesco; faccio fatica nel mondo a trovare un personaggio così. Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it/rubriche/articoli/articolo1040251.shtml