Un week-end di grandi promesse quello milanese, e se il "fuoco" faceva parte della pubblicistica che introduceva il concerto di Tigran Hamasayan a Monza (Tigran con fuoco), le fiamme si sono viste e sentite invece al Manzoni questa mattina.Ma andiamo per ordine: ieri sera nel piccolo e stracolmo ( di giovani !!) Teatro Villoresi di Monza concerto in solo di Tigran Hamasayan, terzo appuntamento della rassegna Lampi. Non appena il pianista armeno ha poggiato le mani sulla tastiera mi è istantaneamente scaturito un pensiero ammirato: il tocco era straordinario, nitido e bellissimo,e nonostante la giovane età (24) Tigran sa certamente come narrare una storia.Apparentato dalle note di presentazione, a mio parere con ben poche ragioni, a Keith Jarrett, il pianista armeno ha invece mostrato una profonda conoscenza dei classici russi del '900 ed una altrettanto evidente influenza della musica popolare della sua terra. Il terzo brano ha introdotto l'uso dell'elettronica e della voce. Con un delay che rimandava ad libitum sia voce che tastiera Tigran ha ammaliato e catturato l'attenzione.Poi, si è rotto qualcosa. Nella restante mezz'ora di concerto è come se il pianista si fosse incartato e intestardito nella manipolazione del piccolo strumento elettronico, ripetendosi e cancellando quella magia che aveva creato inizialmente. Non è bastato un breve bis acustico per riprendere il controllo della situazione e la serata è finita troppo presto lasciando lo spettatore disorientato dall'ottimo antipasto a cui sono seguiti piatti scontati e poco saporiti. Tutt'altra cucina quella della strepitosa cantante di Chicago Dee Alexander, che in mattinata ha presentato al Manzoni di Milano il suo riuscitissimo progetto su Hendrix. Credo di poter dire con assoluta tranquillità che dopo la rilettura di Gil Evans questa di Dee si posizioni come la migliore reinterpretazione delle musiche di Jimi Hendrix.Il trattamento riservato a brani conosciutissimi (da Manic Depression a Hey Joe, una versione di Angel per sola voce e violoncello, una swingante All Along The Watchtower, una elettrizzante Fire, e via via molte altre) è singolare: come la formula strumentale fa intendere, la musica è ridotta all'osso, scarnificata e depurata da quelli che per Hendrix erano strumenti indispensabili, e cioè distorsori, pedali wah-wah, feedback e volumi altissimi. In una parola, reinventata, partendo da cellule melodiche o riff ostinati il gruppo ripropone l'essenza e la profonda modernità delle composizioni andando diritto all'obiettivo con pulizia e sobrietà .Gli effetti speciali sono tutti demandati alla voce straordinaria e hors categorie di Dee, sempre sorridente, ironica e giocosa con il pubblico. Come da copione una rilettura che per molti aspetti tradisce l'originale spesso si rivela la più intensa e riuscita. Gli arrangiamenti ricchi di idee e la bravura degli strumentisti hanno ovviamente concorso al successo del concerto. Dell'importanza e della bravura di Tomeka Reid al violoncello già si sapeva,(e quello strumento usato sia ritmicamente che in versione cameristica quanto giova alle musiche di Hendrix !), la vera sorpresa è stato il chitarrista Scott Hesse, dal fraseggio indubitabilmente jazzy e lontanissimo dall'omaggiato, e la souplesse sorniona e rilassata di Junius Paul al contrabbasso unite ai colori e alla elasticità di Ernie Adams alla batteria. Il bis richiesto a voce altissima da un pubblico in visibilio è una hit-parade dei motivi più famosi di James Brown, anch'essi filtrati e prosciugati da ogni debordanza strumentale. Si finisce con ragazzine e signori in età da pensione che ballano giocosi sotto il palco mentre Dee intona Sex Machine, e gli spiriti di Jimi e di James se la ridono di gusto aleggiando in teatro.Uno dei migliori concerti in assoluto degli ultimi tempi.