Mondo Jazz

NIENTE JAZZ AL FESTIVAL JAZZ


Vicenza, questa settimana, è tutta jazz. Lo si capisce dai cartelloni gialli e arancioni che tappezzano la città, dai gruppi che suonano agli angoli delle strade e dalle facce un po' più strane delle solite che si vedono in giro. Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, ci ha pensato Elio (quello delle Storie Tese) a ricordarlo durante il maxi concerto di apertura di New Conversations presentato sabato sera in piazza dei Signori.E allora ecco che Stefano Belisari (all'anagrafe di Milano è registrato così dal 1961, Elio è un nom de plume ricavato dal titolo di una delle sue prime canzoni) si presenta sul palco in completo bianco e farfallina, un po' cameriere in Costa Azzurra, un po' mafioso a Brooklyn, mooolto crooner di grande orchestra, di quelle con l'insegna davanti a ogni musicista, che accompagnavano con grandi squilli di tromba Ella Fitzgerald o Frank Sinatra.Tutto dunque è rigorosamente e tremendamente “jazz”, per le migliaia di persone stipate in piazza: Mangoni, l'insider mascherato che dà corpo alle follie dei testi “eliani”, è “un monumento del jazz italiano”; il burlesque, genere porno soft portato da poco alla ribalta indovinate da chi, “affonda le sue radici nel jazz” e avanti così con un'insistenza che sfiora lo sfinimento. La cosa meno jazz di tutte, è la musica.Si perché, a parte qualche accordo del “giovane” Rocco Tanica che al piano fa finta di essere Duke Ellington e un paio di squillanti assolo di sax, gli Elii non rinunciano al loro stile particolare, diventato famoso proprio perché non ha un canone preciso ma si diverte a prendere a prestito (e in giro) i più svariati generi musicali.Si inizia – puntualissimi, alle nove spaccate, roba mai vista a un concerto rock – con la rutilante “Vendetta del fantasma Formaggino” che offre a Mangoni lo spunto per il suo primo raid mascherato e alla band il modo da mettere a punto il suono. Poi tocca a “Shpalman”, inno al supereroe che combatte i cattivi con un metodo tutto suo e a “Gomito a gomito con l'aborto”, accorato grido in difesa della donna che, chissà come mai, è stato rifiutato al festival di Sanremo.“Come gli Area” è un sentito omaggio al gruppo di Demetrio Stratos che mette in bella mostra le capacità camaleontiche di Elio e le sue Storie Tese. Con il brano successivo, “Plafone”, si passa al progressive con un una fuga dell'organo che non ha niente da invidiare ai Camel o ai Gentle Giant; “Disco Music” è un titolo che parla da solo e “T.V.U.M.D.B.” (acronimo di Ti Voglio Un Mondo Di Bene) se la prende in un colpo solo con le mode giovanilistiche dei lucchetti attaccati ai lampioni e con chi affida ai muri le sue pene d'amore.Il massimo della contaminazione è “Born to be Abramo”, fantasioso medley che contiene un paio di canzoni religiose (“Resta con noi Signore la sera” e “Esci dalla tua terra”), “Resta cu' mme” di Domenico Modugno, “You Make Me Feel” di Sylvester e “Born to Be Alive” di Patrick Hernandez. La parte ufficiale del concerto termina con “Parco Sempione”, grido di dolore per il solito crimine ecologico che contiene una strofa destinata a entrare nell'olimpo della letteratura italiana: “Piantala con 'sti bonghi, non siamo mica in Africa, porti i capelli lunghi ma devi fare pratica”.I bis invocati a gran voce regalano “Nudo e senza cacchio”, l'immortale “Pippero” (con un richiamo al Coro femminile di stato della radio e televisione bulgara che ben si attaglia alla “Fiera dell'Est” celebrata quest'anno dal festival) e “Tapparella” che chiude con l'irresistibile grido di “Forza panino!”, slogan insensato e quindi liberatorio urlato da tutta la piazza. Insomma, quel diavolo di un Elio e quei diavoletti dei suoi orchestrali (il citato Rocco Tanica al piano, i classici Cesareo, Faso e Christian Meyer alla chitarra, al basso e alla batteria, il tuttofare Jantoman agli altri strumenti e la vispa cantante Paola Folli) riescono ancora una volta a entusiasmare il pubblico.Merito della loro bravura, della magica coreografia palladiana e, come elegantemente ricordato da Elio, del fatto che il concerto era gratis.Fonte: Il Giornale di Vicenza Domande spontanee: assodato che Elio non centra un pippero con il festival, possibile che agli organizzatori non sia venuto in mente qualcosa di più coerente e in sintonia con il programma ?Qualcuno ancora si illude che il pubblico che va ad ascoltare Le Storie Tese poi frequenti anche il festival ?Non sembra ai vari direttori artistici dei festival jazz che stanno pian piano snaturando le loro stesse creature ?Ah, non mi aspetto risposte, le so già ......