Mondo Jazz

VALENTINA MOVIE A ROMA


Guido Crepax e Valentina Solo Vincenzo Mollica, fantasioso giornalista televisivo , poteva riuscire a portare una mostra ambiziosa come Valentina Movie a Roma (a Palazzo Incontro, fino al 30 settembre 2012, in collaborazione con l’Archivio Crepax), la prima mostra capitolina dedicata aValentina Rosselli, l’indimenticato personaggio nato dalla matita, dalle chine e dall’infatuazione di Guido Crepax per la diva hollywoodiana Louise Brooks, che vide la luce nel numero di luglio di Linus del 1965 e che Giampiero Mughini descrisse come: «La frangetta che sconvolse l’Italia».In mostra 120 tavole originali scelte tra le circa 2600 che Crepax (1933 – 2003) aveva dedicato alla sua Valentina che, diciamolo subito, non è la nipote Valentina  del portale Lei Web . Di suo zio Guido, e della commedia degli equivoci legata proprio a questa omonimia, la Valentina in carne e ossa, ha scritto, proprio sul suo blog, due teneri e esilaranti ricordi che vi invito caldamente a leggere: li trovate qui e qui.
 Ed è in concomitanza con questa mostra che i Magazzini Salani pubblicano due nuovi albi (Storie di ordinaria follia e Storie metropolitane, euro 12) con le avventure originarie di Valentina (quella di carta), in una collana che già conta altri cinque titoli (I sotterranei, Fiabe robotiche, Biografia di un personaggio, Trilogia di Baba Yaga, Relazioni pericolose) e che non solo ripercorre le storie più belle della voluttuosa fotografa, ma è anche corredata da contenuti speciali a cura della moglie di Guido Crepax,  Luisa, e del figlio Antonio che spiegano di aver voluto arricchire questa nuova edizione con una serie di note che svelano il background i segreti di ogni storia: «Come nei contenuti speciali dei film in Dvd, volevamo dare una nuova chiave di lettura delle storie di Valentina, sia per chi le aveva già lette, sia per chi non le conosceva affatto».L’albo  Storie metropolitane  contiene il racconto Valentina nel metrò, uscito per la prima volta, come ricorda Antonio Crepax, nel 1975 in grandi pagine settimanali sul Corriere d’Informazione: la prima volta di Valentina su un quotidiano in una veste che la avvicinava alla famose Sunday pages dei grandi maestri americani del fumetto.Il mio incontro e sodalizio professionale con Guido Crepax risale a qualche anno più tardi, al periodo in cui ero il responsabile delle pagine di cultura del neonato quotidiano Corriere Medico, costola medico-scientifica del Corriere della Sera. Il giornale decise di affidargli la realizzazione di grandi tavole legate a storie di psicanalisi, passando poi a chiedergli di illustrare articoli, racconti, reportage (solo queste illustrazioni potrebbero da sole reggere un libro) e non ultime le storie di jazz, la sua grande passione musicale.Ricorda Valentina Crepax (quella vera), nel suo blog: «Guido ascoltava jazz, jazz e jazz e mettendosi le mani sulla bocca riusciva a imitare perfettamente una tromba con cui faceva una sorta di karaoke sulle musiche di Armstrong. Infatti la sua cariera è cominciata disegnando copertine di dischi di jazz». A questo proposito ricordo alcune epiche serate di jam session nel salotto di casa mia in cui finivano per esibirsi il jazzista Vittorio Castelli al clarino, Vincenzo Mollica alla chitarra e Guido Crepax all’imitazione della tromba. Fulvia Serra, all’epoca direttrice di Linus, dirigeva la band improvvisata. Rimpiango di non aver filmato o registrato quelle serate, ma gli iPhone non erano stati ancora inventati: per telefonare si usavano i gettoni, per le riprese si doveva possedere una 16 millimetri e relativo parco lampade se la ripresa era al chiuso, mentre al giornale erano state appena dismesse le Linotype (composizione a pimbo), faceva la sua prima apparizione la fotocomposizione e i fax erano un oggetto tecnologico d’avanguardia. Un’altra era.Sulla scia di quelle serate, Vincenzo Mollica inaugurò una micro collana editoriale (Arcobaleno) di librettini a tiratura limitatissima dove si sono esibiti artisti come Pablo Echaurren e dove Guido Crepax raccontò, appunto, il suo amore «viscerale» per la musica jazz, pur escludendo «ogni suddivisione aprioristica», anche se ammetteva qualche «idolatria» particolare come per Jelly Roll Morton o Archie Shepp. Ma l’argomento che lo interessava era ilrapporto tra jazz e fumetto, quello che, scriveva: «costituisce ormai la parte predominante del mio lavoro. È chiaro che non voglio cercare ad ogni costo di identificare il jazz con il fumetto, ma soltanto notare che c’è qualcosa in comune tra queste forme di espressione “minori”».«Espressioni minori»? Ecco, questo era Guido, un signore understated che si stupiva se «qualche volenterosa galleria» avesse messo in mostra tavole originali di opere a fumetti: chissà cosa avrebbe detto se avesse visto, prima l’omaggio che la Triennale di Milano gli ha tributato nel 2008, e oggi questa grande mostra romana. Oggi che molti “fumetti” sono diventati (sopratutto i suoi), opere d’arte. Senza se e senza ma, come si direbbe in gergo politichese. Fonte: blog.leiweb.it/claudio-castellacciNon ho mai nutrito simpatie ne per il Mollicone ne per l'insopportabile Mughini, al contrario ho sempre amato il lavoro di Crepax e, ovviamente, Valentina. Posto questo articolo di Claudio Castellacci in memoria di un grande del fumetto e dei miei anni di gioventu', quando le avventure di Valentina erano una delle mie evasioni preferite....