Mondo Jazz

I QUATTRO CD CHE GIRANO NEL MIO LETTORE


D'estate le uscite discografiche non accennano a diminuire, ecco allora che tento in un solo post di rendere conto di alcuni dei numerosi ascolti di album perlopiù nuovi che in queste settimane passano dal mio lettore.Da parecchio tempo Cassandra Wilson ha spostato il baricentro della sua formidabile voce nera dal jazz ad un pop elegante e sofisticato. Non fa eccezione nemmeno il nuovo album, Another Country (* * ) , troppo annacquato e modaiolo (c'è perfino una imbarazzante versione di O Sole Mio in un improbabile dialetto napoletano) per essere classificato come album di jazz e d'altro canto troppo sofisticato e ricco di preziosi contributi strumentali per approdare ad una più facile dimensione di successo commerciale. Insomma, ne carne ne pesce. Grande voce ma temo non basti per scalare le classifiche, men che meno per interessare ad un jazz fan.
 Melody Gardot, giovane cantante dalla voce e dalla storia particolarmente sofferta, ha conquistato pubblico e critica con un paio di album. Grande quindi l'attesa per questo nuovo The Absece (* * *) e, per me, per la sua esibizione dal vivo a Umbria Jazz. The Absence raccoglie le emozioni di viaggi e nuove conoscenze; i brani sono piuttosto diversi tra loro sia nelle influenze musicali che nelle lingue adoperate, il tutto all'interno di una proposta raffinata ed elegante che però, come nel caso della Wilson, ben poco ha di che spartire con il jazz da qualsiasi angolatura la si voglia guardare. Emozionate e coinvolgente So We Meet Again My Heartache, il brano migliore, l'album scivola via facilmente ma come tutti i prodotti patinati lo si dimentica con altrettanta facilità.
Qui invece si torna a parlare di jazz e anche di quello migliore. Il trio formato da Marilyn Crispell al pianoforte, Gerry Hemigway alla batteria e Mark Dresser al contrabbasso costituiva i 3/4 del quartetto di Anthony Braxton tra la metà degli anni 80' ed i 90'. In questo album Play Braxton, (* * * *) per l'etichetta di Zorn i tre rendono omaggio a Braxton con una selezione di composizioni che mettono in luce lo straordinario interplay del trio, il lucido linguaggio della pianista, una tavolozza dai colori prevalentemente astratti ma fortemente ancorati ritmicamente, e la varietà ispirativa del compositore, dalle tipiche andature zigzaganti fino agli squarci più contemplativi ed estatici.   Heiner Goebbels è da tempo uno dei compositori contemporanei più 
interessanti ed ambiziosi. Questa nuova uscita discografica per E.C.M., Stifters Dinge (* * * *) è difficile da valutare solamente da un punto di vista musicale. Nei circa ottanta minuti scorrono testi, voci (Claude Levi-Srauss, Malcom X, William Burroughs), rumori ambientali, loop elettronici, estratti di musica bachiana e di canti popolari e strumenti (5 pianoforti) suonati, filtrati e controllati mediante un software. Una vera e propria installazione sonora, cosi' in effetti è stata presentata per la prima volta nel 2007 a Losanna.Musica senza musicisti, voci senza attori, un lungo testo di Adalbert Stifters che evoca suoni lontani come di schegge di vetro e ghiaccio perfettamente ricreate dai pianoforti e dalle elettroniche; manca ovviamente la dimensione visiva, i testi che scorrono sui pannelli, i pianoforti che si muovono su binari, la spazialità sensoriale. Ma il tutto configura una mistura affascinante e straniante, un mosaico contemporaneo in cui più linguaggi vengono adoperati simultaneamente.