Mondo Jazz

MANO A MANO NOBILITA L'ESTIVAL (JAZZ) DI LUGANO


IIl pubblico che affolla Piazza della Riforma mi ha sempre incuriosito: ai due lati i ristoranti con i tavolini affollati da giovani, apparentemente ricchi e felici, che dispensano applausi convinti con democratica incompetenza sia ai bravi che ai bruti.In mezzo un parterre recintato cresciuto a dismisura negli anni: inizialmente pensavo servisse alla stampa e agli invitati, quindi poche file. Poi lo spazio degli "ospiti" è lievitato fino a coprire buona parte della piazza. Mi sono sempre domandato chi fossero costoro che ne occupano i posti.  Le soluzioni che mi sono dato nel tempo sono le più disparate, dagli ospiti degli hotel luganesi agli ex assessori socialisti italiani in contumacia. Di sicuro quelli leghisti non ci sono, per quanto Estival si sforzi di proporre le musiche più diverse loro sono convinti assertori dei cori alpini e delle canzonacce licenziose da osteria .Poi, insieme ai curiosi, ci sono i lavoratori migranti di ogni etnia e paese che accorrono per pura saudade. Gli appassionati di jazz, se ancora frequentano Lugano, stasera se ne sono andati al termine del concerto di Michel Camilo. Un bellissimo set del trio Mano a Mano, dal nome dell'ultimo album dello scorso anno, ha regalato al folto pubblico ritmo, poesia ed emozione.Camilo è dotato di tecnica eccellente, gusto e intuizione e sa gestire con sobrietà ed intelligenza il virtuosismo esuberante di cui è dotato. Il concerto ripropone i brani dell'album, iniziando da The Sidewinder di Lee Morgan, felicemente innervato dai ritmi del Caribe.I duetti con Giovanni Hidalgo, patner fisso del trio, sono incandescenti, ma il pianista dominicano sa anche trattare con grande garbo e tecnica sontuosa le ballads che alterna argutamente ai pezzi più scatenati.Uno dei pochissimi momenti autenticamente jazz, e felici musicalmente, di questa edizione. Poi è la volta di Mory Kante e della sua miscela di funk, dance e musica etnica. Non faccio a tempo ad annoiarmi questa volta, ci pensa la tivù svizzera che al secondo brano stoppa tutto e trasmette un match di pugilato. Per ultimi in programma compaiono gli Chic con Nile Rodgers. Disco music degli anni 80' difficile da digerire oggi come allora. Questi revival sbandierati come autentiche chicche dall'ineffabile Jacky Marty mi ricordano i penosi tentativi di rivalutare i film di Alvaro Vitali e Edvige Fenech. Sarò sobrio e, come sempre tollerante, ma mi pare di poter affermare che una cagata (francesismo fantozziano) rimane tale anche a distanza di trent'anni.