Mondo Jazz

IL SETTIMO GIORNO: METHENY, BOSSO, FRESU E RYAN TRUESDELL


Arrivo a Perugia giovedi', il settimo giorno dall'inizio del festival, in tempo per il concerto della Unity Band di Metheny. Il nuovo gruppo che vede la significativa presenza di Chris Potter al tenore riporta in parte alle atmosfere dell'album 80/81 in cui era fondamentale la presenza di Michael Brecker e Dewey Redman.Ho assistito molte volte ai concerti di Metheny, sopratutto a quelli in chiave più jazzistica, e non ne sono mai rimasto deluso. Musicista generoso, solista straordinario, persona di rara modestia, Pat anche questa volta ha sfoderato una ottima performance. Pur tuttavia la sua proposta musicale raramente mi ha emozionato o coinvolto totalmente, e cosi' anche questa volta ho provato sentimenti diversi come ammirazione, considerazione e stima ma non è scattato il feeling e la sintonia.Inizio in solo con la chitarra Pikasso a 42 corde e poi via via si susseguono i brani scritti appositamente dal leader per il nuovo gruppo. La voce post bop di Potter è decisiva a traghettare la proposta complessiva in un ambito meno prevedibilmente metheniano, costruito su quelle caratteristiche note allungate e in tonalità acuta; la sezione ritmica è formidabile e Metheny concede anche una passerella ad ognuno dei membri del gruppo con tre duetti deliziosi e corroboranti.Tra i brani presentati spiccano New Year con Potter in bella evidenza, la bella ballata This Belongs To You con Pat all'acustica; Turnaround è l'omaggio a Ornette Coleman e poi naturalmente Signals, il brano più coinvolgente con l'utilizzo della Orchestrion, un insieme di tastiere e percussioni comandate direttamente dalla chitarra.Me ne vado mentre eccheggia come bis This Is Not America e con la consueta contrastante e curiosa sensazione di aver assistito ad un ottimo concerto senza peraltro averne tratto grandi emozioni.Il concerto di mezzanotte al Morlacchi è un omaggio al centenario della nascita di Gil Evans e vede protagonisti una giovanissima orchestra americana, la Eastman Jazz Orchestra diretta da Ryan Truesdell che rilegge le pagine di Gil scritte appositamente per Miles. Tocca a Quiet Nights, mai più suonata dal vivo dopo l'incisione originale, con Fabrizio Bosso solista e a Sketches of Spain che invece prevede Paolo Fresu alla tromba.Sembrerebbe tutto scontato e non particolarmente originale ed invece godibilità ed emozioni traboccano letteralmente dal palco alla sala. Evidentemente il passa parola ha convogliato un numerosissimo pubblico in teatro, poiche' l'orchestra è al suo sesto concerto ed il pubblico è particolarmente caldo e ricettivo.Il virtuosismo di Bosso e il canto lirico di Fresu sono di una freschezza e amabilità contagiosa, gli arrangiamenti sontuosi ed il livello dei giovani musicisti sorprendente. Tutti ingredienti che contribuiscono a scacciare la stanchezza e a godere di un concerto che sembra non finire mai. Solo oltre le due di notte con una meravigliosa versione di So What che vede le due trombe incrociarsi il pubblico pare placato e sazio.Una vera goduria, il concerto più divertente dei miei tre giorni a Perugia.