Mondo Jazz

JORGE BORGES, SONNY ROLLINS E IL DJ RALF


Negli ultimi dieci anni ho partecipato tre volte a Umbria Jazz. Un lasso di tempo sufficiente per verificarne gli umori, assistere ai cambiamenti, osservarne le trasformazioni.Perugia è una città straordinaria: il centro storico medioevale è interamente un'isola pedonale e l'atmosfera che si instaura nei giorni del festival è di festa. Una festa non necessariamente del jazz, anzi al proposito ho le mie riserve, ma è indubitabile l'esplosione di musiche e musicisti ad ogni angolo e piazza che, tra l'altro, hanno preso il posto dei punk-a-bestia giustamente cancellati dalla storia. Parlo dei ragazzi mediamente di buon livello musicale che si sono esibiti praticamente ovunque e non dei gruppi ufficiali, che invece come di consuetudine nei concerti gratuiti, hanno visto alternarsi proposte tra le più diverse tra di loro nella più o meno generale apparente indifferenza dell'enorme folla di giovani.E' questo uno dei dati che più mi ha colpito: il pubblico dei concerti paganti è molto più in là come età media e anche meno numeroso rispetto allo sciame impressionante di ragazzi sostanzialmente estranei alla musica, salvo forse per il set del DJ Ralf. Un set che ho avuto l'ardire di fendere, cercando faticosamente di farmi largo per raggiungere il Teatro Morlacchi e che francamente non mi riesce di giustificare.E' come se ad un festival letterario dopo aver dedicato uno special a Jorge Borges se ne prospettasse un'altro per Moccia. Si sarebbe subissati dalle pernacchie e dalle risate, invece a Perugia la stessa sera si propone Ralf e Rollins. C'è una logica ? Io credo di no, a meno di non considerare aspetti meno artistici e più riguardanti il business magari mascherati da una visione finto-ecumenica della musica, ma che comunque ritengo mortificanti per un festival con la storia di Umbria Jazz.