Mondo Jazz

TUBOLIBRE BAGNATO: LA PIOGGIA FERMA AMBRIA


Il sabato sera nella centrale piazzetta Martinengo si svolge storicamente il momento culminante di Ambria Jazz.In parte è stato cosi' anche ieri sera, fino a che Giove Pluvio ha posto impietosamente fine nel momento più emozionante dell'esibizione del quartetto di Gianluca Petrella.Prima di Tubolibre sul palco era sfilata una brass band italo-svizzera con un repertorio da orchestre anni '60 stile Perez Prado: simpatici e divertenti ma sopratutto apprezzati per la brevità (....) visto l'incombere di nubi minacciose.C'è stato anche un momento tra ironia e ricerca quando Mirko Guerini, sax soprano, e Mirio Cosottini, tromba, hanno effettuato il "ritratto sonoro" del patron del festival Giovanni Busetto, e prima di lui a Marina Cotelli, assessore alla cultura del Comune di Sondrio.Ma il piatto forte della serata era Tubolibre, il quartetto del trombonista pugliese Petrella. Il repertorio presentato attingeva all'album Slaves uscito nel 2010, dove nella formazione figurava ancora Mauro Ottolini oggi degnissimamente sostituito dall'inglese Oren Marshall alla tuba.Un gruppo compatto e tosto che presenta una musica fortemente contaminata con l'energia del rock e con l'uso abbondante di elettroniche, anche troppo, tanto che ad un certo punto il ritorno ad un assolo acustico di trombone mi è parso ristoratore e rinfrancante. Detto fuor di metafora non è la situazione musicale nella quale vedo meglio il trombonista, a mio parere di gran lunga preferibile in altri contesti (dal gruppo di Rava a quello di Previte, per non parlare della splendida Cosmic Band di cui è leader).I miei parziali dubbi sul progetto non inficiano però l'energia di una formazione coesa con un ammirevole Marshall, pulsante motore di ritmo, un chitarrista mai sopra le righe e sempre propositivo, Gabrio Baldacci, ed un batterista tecnicamente dotato, Cristiano Calcagnile, che mi piacerebbe riascoltare in un ambito più jazzistico.Petrella come sempre ha fatto la sua parte con generosità e lucidità, il solito imprescindibile controllo dello strumento che gli deriva da un tecnica impressionante. Mi sembrava che la serata stesse veramente decollando con l'inizio di Cypress Groove, tirata e swingante come mai, quando le prime gocce hanno presagito quello che nel giro di pochi minuti poi è successo.Il gruppo ha finito il brano lasciando il rimpianto di una esibizione troppo corta, circa tre quarti d'ora, ma sopratutto nel momento migliore del concerto in cui stava quagliando una intesa ed uno scambio di massimo livello.Per me Ambria 2012 finisce qui. Troppo lontani geograficamente gli ultimi appuntamenti. Spero in una nuova edizione allietata da grandi nomi e da ottime previsioni metereologiche.