Mondo Jazz

I CRITICI JAZZISTI-LENINISTI


Le qualità di JAZZIT?Difficile rispondere, anche perché mi sento fortemente coinvolto sul piano personale. Però, se devo rispondere, ti dico la cura editoriale di ogni singola pagina, l'attenzione rivolta alla grafica, alle fotografie e alla lingua italiana; la logica con cui sono concepiti gli spazi editoriali e la linea editoriale, attenta al passato e al presente, aperta a tutte le scene e a tutti i movimenti espressivi contemporanei senza barriere di stili e di geografie. Sicuramente l'autorevolezza, l'assoluta indipendenza dagli inserzionisti e la totale dissociazione dalle più bieche logiche commerciali. E poi viene apprezzato in JAZZIT la mancanza di “militanza critica”, ovvero quello spirito antagonistico presente in molte riviste e ahimè forte in molte penne dei giornalisti e critici di settore. Mi spiego meglio. Dentro JAZZIT non si leggono recensioni che “stroncano” o che “esaltano”, diatribe da bar del tipo “il jazz è morto”, “questo non è jazz”, “questo è buono e questo fa schifo”. Il nostro è un lavoro molto delicato perché prestiamo la nostra sensibilità al lettore e questa è una responsabilità a cui dobbiamo rispondere con un profilo etico e professionale altissimo.Chi scrive per JAZZIT, siamo otto persone in tutto dall'Italia e dall'estero, non è un fan e quando ci si accinge a scrivere un servizio o una recensione evita “commenti a caldo e di pancia”, giudizi sommari e aggettivi superlativi. Rigore, questo ci vuole nel nostro lavoro, ed equilibrio. Sono contro la critica militante, quei critici che hanno imposto, ahimè per anni, una loro visione della musica ai propri lettori, emarginando di fatto molti validi musicisti.Intervista a Luciano Vanni su http://www.andymag.com/