Mondo Jazz

PAT METHENY - JOHN ZORN'S BOOK OF ANGELS VOL. 20 (TZADIK) 2013


Track Listing: Mastema; Albim; Tharsis; Sariel; Phanuel; HurmizPersonnel: Pat Metheny: acoustic and electric guitars, baritone guitar, sitar guitar, tiples, bass, piano, keyboards, orchestrionic marimba, orchestra bells, bandoneon, percussion, electronics, flugelhorn; Antonio Sanchez: drums; Willow Metheny: voiceDa diverso tempo mi riesce difficile recensire album: di solito l'impulso di scrivere mi viene quando ascoltando una musica questa mi sorprende, mi intriga o mi fa sobbalzare se non l'anima almeno l'intelletto. Succede sempre meno e sempre più raramente. Questo album mi spinge di nuovo a tentare di descrivere il complesso groviglio che evoca e le emozioni che suscita. Buon segno, anche perchè il progetto mi attraeva parecchio.Capire come e in che modo due mondi estremamente diversi si potessero incrociare e dare vita a nuovi frutti e percorsi inediti era la scommessa di questo 20° volume del Book Of Angels, un complesso incredibile di brani, cinquecento, scritti da Zorn a partire dal 1990 e interpretati da alcuni dei migliori musicisti americani contemporanei.I cinquanta minuti di musica che contiene l'album sono un raffinato melange tra le radici medio-orientali della scrittura zorniana ed i timbri inconfondibili del Metheny strumentista.  Non c'è prevalenza dell'influsso dell'uno pittosto che dell'altro, ma una fusione che pure mantiene visibili e distinte le due anime ma che, nei momenti migliori, produce una musica inebriante, riflessiva, profonda e straordinariamente fresca.Ci sono anche degli spazi che, almeno al mio orecchio, suonano deja-vu, come  alcune parti di Mastema, in cui l'influsso superficilamente fusion spesso prevale rispetto ad una lettura più intima e acuta, ma nel complesso questo ventesimo volume del Book Of Angels si propone come una delle migliori opere di Pat Metheny in questi ultimi anni.Le precedenti collaborazioni di Pat con musicisti dell'area più avanzata, e penso all'ottimo Song X con Ornette Coleman o al meno riuscito The Sign of 4 con Derek Bailey, o anche l'esperimento solitario di Zero Tolerance for Silence, sono sicuramente meno completi espressivamente e poco influenti nel percorso artistico  complessivo del chitarrista, mentre fin dai primi ascolti questa interpretazione delle composizioni zorniane ha  maggiore equilibrio, profondità, e nei brani migliori, anche una capacità visionaria sorprendente (Sariel).Non un capolavoro, di questi tempi basta molto meno per scaldare il cuore, ma un album felice, con delle punte di grande musica (Albim, Tharsis, Phanuel) . V A L U T A Z I O N E :    *   *   *   *