Mondo Jazz

IL POLSO DELLA SITUAZIONE


Terza parte dell'inchiesta condotta da Enrico Bettinello su All About Jazz Italia. Dopo aver tastato il polso ai musicisti e ai direttori artistici ora è la volta del management. Ovviamente cosi' come per artisti e direttori, a rispondere è solo un piccolo gruppo scelto senza nessun criterio particolare.Hanno risposto Vittorio Albani [Pannonica, management di Paolo Fresu, Gianluca Petrella e altri], Toti Cannistraro [Caleidoscopio Jazz, agenzia di booking che segue tra l'altro i Bad Plus e Kurt Rosenwinkel], Mario Guidi [MGM, management di Enrico Rava, Stefano Bollani e altri], Alberto Lofoco [Akamu, management di artisti come Anthony Braxton e Wadada Leo Smith], Andrea Scaccia e Enrico Iubatti [Around Jazz, agenzia di booking di jazzisti come Charles Lloyd, Gregory Porter o Franco d'Andrea].Rimando ovviamente al link per la lettura dell'intero articolo, piuttosto corposo, mi limito a sottolineare solo alcuni passaggi interessanti:Come giudica mediamente il panorama dei Festival italiani? Quali sono solitamente le ragioni per cui alcuni musicisti della sua agenzia non trovano lo stesso spazio di altri?Albani: Decisamente mediocre e in mano a situazioni discutibili spesso ostaggio del mondo politico locale. La risposta "negativa" raccolta maggiormente in questi anni è stata "perché fanno musica troppo difficile". Difficile - a quel punto - è però anche aprire un dialogo, una volta possibile, ma oggi pressoché negato.Guidi: Non molto stimolante. Basta fare il confronto con quanto avviene nel resto d' Europa. Generalmente i promoter hanno paura che la musica cosiddetta difficile allontani il pubblico. Io sono del parere opposto, trovo che se nella musica c'è quella che io chiamo la "verità," poi il pubblico risponde. Il problema è che il grosso pubblico viene messo raramente di fronte alla possibilità di formarsi un gusto e di poter cercare la "verità". Mentre anni fa era difficile trovare posto ai concerti diPaul Motian, Lester Bowie, Steve Coleman, oggi le sale si riempiono per le cantanti reduci da Sanremo o al massimo per Gregory Porter. Quelle che per i promoter sembrano delle ghiotte opportunità (la commistione con artisti del pop e del rock, i tributi studiati a tavolino, il continuo rivolgersi al passato in cui sono impegnati anche tanti artisti di altissimo livello) stanno portando ad un appiattimento preoccupante. Aspetto da un momento all'altro la prima collaborazione tra una cantante di "Amici" e il giovane jazzista rampante. La conseguenza è che chi invece cerca di esprimere una propria musica originale, chi vuole proporre una propria visione del futuro, oggi ha pochi spazi agibili a disposizione. Ovviamente in molti la pensano in modo diametralmente opposto e lamentano invece l'assenza dalle scene italiane degli alfieri del mainstream e la troppa invadenza dei "soliti noti," oppure contestano la presunta "jazzità" di taluni artisti.Lofoco: Tra il deprimente e lo squallido. In Italia la cultura è vista come un lusso e vige ad ogni livello clientelismo, malaffare e incompetenza. Le ragioni sono storiche e diverse e sarebbe troppo lungo elencarle tutte qui. Tra le più gravi tra quelle recenti citerei la quantità di festival affidati dalle amministrazioni a musicisti (in questo l'Italia non ha paragone al mondo, dove vengono perlopiù diretti da musicologi o da persone di ampie competenze) che nella migliore delle ipotesi chiamano i loro amici e nella peggiore fanno scambi con altri direttori di festival/musicisti. Poi ci metterei l'incompetenza (mi è capitato anche chi non conosceva la musica di Anthony Braxton, Wadada Leo Smith o Roscoe Mitchell...) e le loro fonti sembrano essere il Festival di Sanremo, qualche programma televisivo o radiofonico d'intrattenimento. Infine il jazz nazional-popolare che spopola in Italia, estromettendo grandi musicisti che meriterebbero di suonare di più quali ad esempio D'Andrea, Gaslini, Trovesi, Actis- Dato, D'Agaro, Schiaffini, i Nexus, Giovanni e Bruno Tommaso etc., tutti musicisti ri/conosciuti all'estero ma pressoché ignorati in Italia dai festival e dai media.http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=9423