Per alcuni jazz — prima scritto anche jass, jas, jasz, jaz — deriva dall’incerto «jasm» che, nelle zone creole, in particolare a New Orleans, è sinonimo di vitalità o in slang di prestazione sessuale; per altri è una parola tratta dal francese chasse-beau, che è un passo di danza dell’epoca (il cake walk).Ma a fine Ottocento si trovano ulteriori risposte: jazz-bells, soprannome delle prostitute di New Orleans in ricordo della Jesabel biblica; il verbo jaser, che significa chiacchierare; il soprannome Jazbo, un artista di minstrel show; il sostantivo inglese gism, sinonimo di volta in volta di forza, esaltazione, ancora potenza erotica; il verbo to jizz, designante l’eiaculazione; l’africano jasi infine vuol dire vivere sotto pressione, in maniera frenetica. In ogni caso si tratta di suono o parola dai valori non certo edificanti, stando almeno a un’ottica perbenista, come ricorda il pianista Eubie Blake: «Non pronuncio mai la parola jazz davanti a una signora. È un vocabolo molto sporco!».Fonte:
http://ilmanifesto.it/basta-la-parola-venti-modi-per-dire-jazz/