Mondo Jazz

HYMN


“Il jazz è per se stesso improvvisazione. Ogni momento storico della musica nera ne è segnato. Improvvisavano Scott Joplin e Eubie Blake, improvvisavano Ellington, Monk, Peterson; improvvisatori sono Paul Bley e Cecil Taylor. Ma l’improvvisazione di Keith Jarrett ha qualcosa di diverso, di religioso e di più universale. E’ musica fatta di mille musiche e s’impone asceticamente di inventare ogni volta tutto: lo stile, la forma, il contenitore stesso.L’improvvisazione di Jarrett è un free climbing che affida alla prensilità delle dita, alla flessibilità del corpo, alla concentrazione del pensiero, non solo la strada e la meta, ma la sua stessa vita….Pochi, forse nessun pianista può vantarsi di dare ogni volta forma e architettura convincenti a un attraversamento così lungo di stili e di forme, dal ragtime al free, dal clavicembalo a Webern.L’improvvisazione di Jarrett travalica quella degli afroamericani e degli europei (questa praticamente estinta) per aver trovato un supercodice capace di muoversi nel più grande affollamento di musiche e codici che il pianoforte abbia finora conosciuto”.Da “il mio desiderio feroce”. Novembre 1994 – Prefazione di Carlo Maria Cella