Mondo Jazz

MILES AT THE FILLMORE: THE BOOTLEG SERIES VOL. 3


I due tastieristi discorrono, litigano, si rincorrono e quando in scena non ci sono i fiati, sembrano volere a tutti i costi finire nei terreni minati del free fino a quando non rientra Miles e li rimette in riga. Interessante quello che una volta aveva confidato Davis in una intervista, su come metteva in conlitto i due, con false dichiarazioni attribuite all'altro, per creare una continua tensione, tensione che si sente anche nella musica.Mi è capitato di recente di vedere un video del 2013 relativo al gruppo Miles Smiles (Larry Coryell, Joey DeFrancesco, Omar Hakim, Daryll Jones, Rick Margitza, Wallace Roney) che riprende il repertorio del Davis elettrico, nonchè il tributo al Miles elettrico fatto nel 2011 da Herbie Hancock, Wayne Shorter, Marcus Miller (con il giovane Sean Jones alla tromba), e devo dire che gli originali sono ancora più interessanti anche nelle sonorità, oltre che nell'energia e grinta diffuse a piene mani e con una visionarietà un po' folle ed ingenua. E questo mi sembra la cosa più sorprendente.Continua a leggere qui: http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/26-recensioni-discografiche/489-miles-at-the-fillmore-miles-davis-1970-the-bootleg-series,-vol-3La recensione di Alberto Arienti Orsenigo mette a nudo il fenomeno del profilicare di gruppi nati con il solo scopo di rendere tributo o continuare l'opera di gloriosi leader.Basterebbe pensare a ciò che rimane dell'Arkestra di Sun Ra, attualmente ancora in Europa in concerto tra un festival e l'altro, per rendersi conto che si tratta di operazioni nostalgiche e senza un futuro plausibile che non sia nel solco della riproposizione del mito e della sua storia. E le eccezioni in questo campo sono veramente rare.Sarebbe interessante anche stilare un elenco di album pienamente riusciti a tributo di questo o di quel grande jazzista del passato. E se si riusicsse a elencare una ventina di buoni o grandi dischi, sarebbero comunque una piccolissima parte rispetto alla quantità abnorme della produzione discografica orientata in tal senso.Il gruppo Miles Smiles l'ho ascoltato a Torino lo scorso anno: ottimi professionisti senza alcun dubbio. Ma l'effetto di quella musica senza Miles era lo stesso del succedaneo del caviale.