Mondo Jazz

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE


Umbria Jazz Winter # 22 si presenta con tutti i crismi di un grande festival jazz che, come sempre, segue due linee conduttrici: l’una che segue quella che Pagnotta ha definito “la famiglia” del jazz italiano, con artisti come Paolo Fresu, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, il decano Renato Sellani, il folignate Giovanni Guidi, Roberto Gatto, Fabrizio Bosso; la seconda è quella che vedrà sbarcare sulla Rupe da New Orleans Jonathan Baptiste con gli Stay Human, Dawell Crawford, nonché il settetto diretto da Dan Vappie e Evan Christopher; sempre da New Orleans arriveranno sia i Blue Express di Patrick Williams sia i componenti della Road Home Band di Cynthia Bland. http://corrieredellumbria.corr.it/news/spettacoli/151913/Umbria-Jazz-Winter-2014--il.htmlNulla da eccepire sui nomi, singolarmente presi si tratta ovviamente di ottimi se non grandi musicisti. Permane però nei cartelloni di Umbria Jazz un odore di stantio, di muffa e di deja-entendu sconsolanti per chi segue con passione e da anni la musica afro americana. Vediamo di dare qualche modesto suggerimento ai responsabili che, evidentemente, paiono conoscere non più della solita manciata di nomi che da vent'anni propongono con immarcescibile costanza che rasenta una totale mancanza di prospettiva.Mai sentito parlare ad esempio di Rob Mazurek, Sao Paolo Underground, Chicago Underground, Mary Halvorson, Angles, Orrin Evans, Eric Revis, Taylor Ho Bynum, Mostly Other People Do the Killing, Ches Smith, Peter Evans, Jon Irabagon, Jim Black, Jessica Pavone, JD Allen, James Brandon Lewis, Matthew Shipp, Cuong Vu, Henry Threadgill, Erik Friedlander, Marc Ribot, John Zorn, Sylvie Courvoisier, Steve Coleman, Leo Smith, William Parker, Craig Taborn, Exploding Stars Orchestra, Jason Adasiewicz, ecc. ecc.......???La mia è una bonaria e rassegnata chiamata in causa. E' ovvio che chi di dovere conosca molto bene anche i nomi che ho suggerito. Rimane da chiedersi quali motivi facciano si che...non si aprano le finestre . Sta di fatto che prima o poi anche il pubblico che affolla Perugia e Orvieto, apparentemente imperturbabile al cartellone, si stancherà e cercherà altri lidi. Non fosse altro che per consunzione.