Mondo Jazz

MIGRAZIONI: DAL POP AL JAZZ


Philip Clark sul Guardian del 27 ottobre scrive un interessante articolo, a prescindere dai giudizi di merito, a commento della ormai numerosa pattuglia di stelle del rock e del pop che sfornano album "jazz". Stavo per postare l'originale quando ho scoperto che Nico Toscani su Free Fall Jazz ha pubblicato integralmente l'articolo tradotto in italiano. Quindi, ringrazio Nico, posto l'incipt dell'articolo e rimando il lettore interessato al blog di riferimento: Di tutte le idee schifose elaborate dai discografici nell’affannoso tentativo di far quadrare i bilanci, l’album di standard jazz cantati dalla popstar di turno – spesso in calo di popolarità, ma non necessariamente – sembra la più disperata. Come gli sceneggiatori di sit com che pensano che mandare i loro personaggi a Torremolinos per un episodio speciale sia una buona idea per ridare ossigeno a un programma che ha i giorni contati, le possibilità di riuscita per una voce pop che si dà al jazz sono virtualmente nulle.Il jazz è un’arte seria e nobile con una propria cultura e una propria storia, alimentata da una serie di tecniche fondamentali che però ai profani possono sembrare oscure e nebulose quanto la ricetta della Coca Cola. E per quanto Rod Stewart, Robbie Williams, Paul McCartney e ora anche Lady Gaga e Annie Lennox pensino ardentemente che sbattersi con una sfavillante big band possa rivestire le loro carriere con l’aura mistica e la musicalità sofisticata di Billie Holiday, sono destinati a rimanere delusi. Il contesto è completamente sbagliato. Fonte: http://freefalljazz.altervista.org/blog/?p=10738