Mondo Jazz

QUALCHE CONSIDERAZIONE SU CHIASSO JAZZ FESTIVAL


La 18° edizione del Chiasso Jazz Festival va in archivio. Come sempre la rassegna ticinese offre un ambiente molto accogliente e simpatico, quest'anno le serate si sono svolte all'interno del Teatro Sociale, e un cartellone che oscilla da un ambito all'altro nel tentativo di accontentare tutti.Come spesso accade in queste situazioni avviene uno scollamento sensibile tra una proposta e l'altra: è quello che è successo la prima sera ( http://www.cdt.ch/cultura-e-spettacoli/musica/124650/se-i-vecchietti-battono-i-giovani.html ) in cui l'ottantanovenne Randy Weston ha dato molti punti alla giovane cantante Shayna Steele.Ma in fondo è un problema che non riguarda solo Chiasso: nel tentativo di allargare la base di fruitori si ingaggiano gruppi che non sono adeguati ne allo spirito ne al livello che si vorrebbe.Poi naturalmente ci sono i diversi punti di vista: Maria Joao ad esempio ha entusiasmato il recensore del Corriere del Ticino ( http://www.cdt.ch/cultura-e-spettacoli/musica/124739/maria-joao-regina-della-voce.html ), ma, fatte salve le indubbie capacità sceniche e vocali, si è trattato di un concerto senza sussulti e molto lontano dal jazz comunque questo venga inteso. Molta, troppa, elettronica che è servita più a nascondere la vaghezza di idee che non a esprimere qualcosa di nuovo.In parte anche il concerto del quartetto di Craig Taborn (a breve la recensione su Tracce di Jazz) ha manifestato un eccessivo uso di elettroniche a scapito di un dialogo che nei momenti acustici si è rivelato serrato e coinvolgente.Le irresistibili progressioni su grappoli armonici hanno scaldato la serata, anche se il non numeroso pubblico ha dato segno di non apprezzare più di tanto le lungaggini con le tre tastiere. Il festival ha raggiunto la maggiore età, speriamo che nel prosieguo raggiunga anche una maturità compiuta nel formulare un cartellone che ci risparmi gruppi e cantanti che sarebbero meglio apprezzati in altri contesti. Foto: Maffi