Mondo Jazz

I DIVERSI DESTINI DI DUE JAZZ CLUB


L’ultima nota il 17 marzo. Poi, in un insolito silenzio, si sono spenti gli amplificatori e si è abbassata definitivamente la saracinesca su 34 anni vissuti da baluardo della musica dal vivo in città. Migliaia di concerti. Palco ambìto da ospiti stranieri come Laurie Anderson e Pat Metheny.  Delle Scimmie, locale culto della scena jazz (e non solo) milanese, rimane la resistenza artistica e l’homepage del sito «in ristrutturazione» che annuncia importanti comunicazioni. Sono quelle che con amarezza sintetizza il fondatore e storico direttore artistico Sergio Israel: «I costi ormai sono insostenibili, ci arrendiamo».Fonte: http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_10/scimmie-musica-finita-addio-34-anni-jazz-citta-687131d2-df61-11e4-9755-7346caf2920e.shtml Il miglior jazz in Italia si ascolta a Ferrara; per il quarto anno consecutivo, infatti, i Jazz It Awards, prestigiosi "oscar" del genere e assegnati secondo il voto degli oltre 13 mila lettori della rivista e della sua redazione, sono andati alla città estense. Oltre al primato come miglior Jazz Club italiano, quest'anno è stata, giustamente, premiata la fatica di Francesco Bettini, suo direttore artistico.L'assegnazione del premio fa, inevitabilmente, porre qualche domanda di ordine generale. Su cosa si fonda la formula vincente del Jazz Club estense? Semplice: sulla passione e sulla dedizione con cui viene curato ogni minimo dettaglio di una serata e poco importa che sul palco ci sia un mostro sacro (e quest'anno ne sono passati diversi) o un ensamble di giovani.A Ferrara è espunta, sembrerebbe per principio, ogni smania di megalomania a favore di un artigianato dell'accoglienza: i prezzi sono contenuti, la qualità artistica altissima e omogenea per tutta la durata della stagione, l'acustica è eccellente, le luci curate e il personale professionale, sempre pronto a rispondere alle esigenze del pubblico e, meno scontato, dei musicisti. Un posto dove il jazz si ascolta con rispetto e partecipazione, e, più o meno, con l'atmosfera dei locali parigini degli anni '50 (al netto delle nuvole di fumo a corredo della coreografia).Roma e Milano, invece, dove sono finite? Pare quasi che il peso della politica nelle grandi città finisca anche per influenzare in modo bulimico i cartelloni musicali, più propensi a soddisfare clienti che a badare alla qualità. Anche per questo, ancora una volta, le grandi città sono state scavalcate dal Jazz Club di Ferrara e c'è poco da stare allegri per la salute complessiva di una musica tanto richiesta quanto nascosta da gare di avidità o da beghe di cortile (anche tra musicisti).Vero è che Roma sta cercando, faticosamente, un rilancio del suo spazio vitale alla Casa del Jazz ed è ancora troppo presto per capire se la nuova direzione avrà le capacità e la possibilità di un rilancio solido. Intanto, l'idea che Ferrara possa diventare un modello esportabile su scala nazionale resta ad oggi confinata nel recinto dei buoni propositi e degli auspici.Fonte: http://www.huffingtonpost.it/paolo-romano/ferrara-capitale-jazz-grandi-citta-guardare_b_7023430.html