Mondo Jazz

Stefano Bollani - Que Bom


 
Confesso di essere stato attratto dal nuovo cd di Stefano Bollani soprattutto a causa dei disegni di copertina, splendidi estratti in tema floreale tratti dal "Codex Seraphinianus", una surreale fanta enciclopedia firmata da Luigi Serafini nel 1981. La raffinatissima veste grafica contiene la prima opera di Bollani della neonata etichetta personale Alobar, terzo incontro del pianista con la musica brasiliana, dopo il "Bollani Carioca" del 2007 ed il live "O que serà" del 2013 con il mandolinista Hamilton de Holanda. A differenza degli altri lavori, immersioni pressochè totali nel repertorio brasiliano noto e meno noto, "Que Bon", inciso a Rio De Janeiro con musicisti locali ( Jorge  Helder al contrabbasso, Jurim Moreira alla batteria, ed i percussionisti Armando Marcal e Thiago da Serrinha) ed illustri ospiti  (Caetano Veloso, Joao Bosco, Hamilton de Holanda e  Jaques Morelenbaum), rappresenta una trasposizione dell'universo Bollani nella cultura e nei suoni del paese ospitante, con una larga maggioranza di brani originali ed un esito complessivo che riflette le due componenti in gioco, l'estro compositivo universale del titolare e la veste sonora declinata in tante varianti della tradizione  sudamericana. Siamo oramai abituati alle sorprese di Bollani, ed a considerare queste continue variazioni il suo "modo" di fare jazz, scavalcando la stretta pratica dell'idioma musicale. Su "Que bon" scampoli di  jazz riconoscibile compaiono solo in uno degli ultimi brani, "Aleijadinho le o codex seraphinianus aquì" ,libera improvvisazione intervallata da un arrembante tema di filastrocca . Il resto contiene tanta musica (forse troppa, oltre 72 minuti) che oscilla fra riusciti esempi del funambolismo melodico proprio dell'autore, particolarmente affascinante quando ammantato di una patina d'antan che richiama i tempi dell'Orchestra del Titanic, (il trittico iniziale ed in particolare la languida "Certe giornate al mare", la romantica dedica di "Creatura dourada"),  alcuni tour de force virtuosistici ("Ho perduto il mio pappagallino"  con De Holanda, lo scatenato samba blues, "Olha a brita" e la title track),  una sognante ballad con il poetico violoncello di Morelenbaum, (Il gabbiano ischitano), due canzoni cantate da Veloso ("Michelangelo Antonioni" e "La nebbia a Napoli" su testo di Bollani", una da Bosco ("Nacao"),  ed  altri episodi in linea con il clima generale di rilassata souplesse.Apprezzabile, a patto di essere disposti a seguire Bollani nella infinita rincorsa del suo imprendibile ego.