Mondo Jazz

ANCORA “BUSINESS”. UN POST SCRIPTUM


Non riesco a trattenermi dall’involontario assist fornitomi dal collega Dell’Ava per aggiungere un paio di considerazioni che ritengo essenziali ed urgenti. La cosa peggiore di queste siituazioni è il modo in cui si abusa dell' "etichetta" di una musica altrimenti ghettizzata e prossimamente discriminata per vendere tutt'altra 'merce', che tra l'altro si piazzerebbe benissimo da sola per quello che è. Prescindiamo dalla circostanza che talvolta queste manifestazioni attingono anche a risorse pubbliche (e questa è parentesi non da poco), e soffermiamoci sul fatto che di questo passo un pubblico generico e scarsamente informato finirà per identificare questo misterioso 'jazz' con le musiche che vengono abusivamente contrabbandate per tali: oltre al danno della marginalizzazione, il jazz autentico deve subire anche la beffa dell'usurpazione della propria identità. Basterebbe ridenominare queste manifestazioni "Vattelapesca in musica", "Roccacannuccia vibrations" e tutto andrebbe a posto.A questo punto, a mio avviso la piccola e sparuta comunità jazzistica dovrebbe cominciare a reagire lasciando fuori dai propri ranghi questi promoters che si rendono responsabili di un'autentica "sottrazione di identità culturale”: ormai è questione di mera sopravvivenza.Quanto poi agli artisti di successo che oggettivamente beneficiano di queste prassi, sarebbe molto interessante vederli alle prese con una loro interpretazione di materiali della musica della cui etichetta di fatto beneficiano.... ;-) .Infine, un appello alla Critica Titolata. Fermo restando che il jazz è un oggetto sfuggente ed in perpetua evoluzione, cerchiamo però di far capire che alcune sue precise caratteristiche ce le ha, e non è lecito ridurlo ad un blob informe ed onnivoro,  degno di un B-Movie di fantascienza degli anni '50.Buonanotte….Franco Riccardi, aka Milton56