Mondo Jazz

NOTE ED IMPRESSIONI DA AMBRIA JAZZ - PARTE SECONDA


Di tutt'altra pasta il cartellone del sabato sera. Si inizia con un trio inconsueto e, fin dalla strumentazione, di stampo decisamente più etnico. Elias Nardi all'oud, Daniele Di Bonaventura al bandoneon e Ares Tavolazzi, glorioso bassista degli Area, al basso elettrico. Una musica che investe molto sulla forma, sulla bellezza del suono e sull'estetica complessiva del progetto, ma, almeno alle mie orecchie, priva di beat, di poca presa emozionale, suggestiva quanto epidermica. Ma non prendetemi sul serio, in maniera evidente i miei gusti sono del tutto fuori moda perchè il pubblico ha tributato in maniera compatta un caloroso successo al trio.Il vero motivo della mia presenza del sabato era però il trio DaDaDa di Roberto Negro, un pianista torinese da dieci anni residente a Parigi e, di fatto, piuttosto misconosciuto nel nostro paese. Rispetto all'album Saison 3 (2017)che vedeva Emile Parisien al sax, la formazione esibitasi all'Auditorium Torelli di Sondrio ha visto Giovanni Maier al contrabbasso e Michele Rabbia, elettronica e percussioni.Nel cambio tra sassofono e contrabbasso non si è persa l'atmosfera del tutto particolare che contraddistingue il trio di Negro: una musica dadaista, fin dal primo approccio di Rabbia, inconsueto quanto geniale su pelli e piatti, aperta a soluzioni inaspettate, tra passaggi furenti e momenti di minimalismo al pianoforte. Tre personalità forti ed integrate che hanno dato vita ad un set sospeso tra contemporaneità astratta e momenti di pura e lirica bellezza. Una lieta sorpresa, parlo del pianista naturalmente, perchè Maier e Rabbia sono personaggi molto noti ad un medio appassionato. Rimango a questo punto in curiosa e fremente attesa dell'annunciato album solo di pianoforte per l'etichetta romana CAM.