Mondo Jazz

ROBERTO FONSECA - ZAMAZU (ENJA) 2007


Una "bombetta" nera stile inglese indossata elegantemente e con cura da un giovane e distinto ragazzo cubano. Sembrerebbe la sceneggiatura di un film o di un romanzo; non è così. Si tratta invece della copertina di un CD che farà molto parlare di sé. Quel ragazzo dall'aspetto signorile si chiama Roberto Fonseca ed è nato all'Havana nel 1975. La sua precoce carriera ha subito fatto notizia in tutta Cuba dopo l'incontro con Rubén González, Ibrahim Ferrer, Omara Portuondo, Cachaíto López, Guajiro Mirabal, Manuel Galbán, le leggende del Buena Vista Social Club. Nel 2001 viene invitato a sostituire Rubén González nell'Orchestra di Ibrahim Ferrer in più di 400 concerti in Europa, Asia, Australia e nelle americhe. Al Tokyo Jazz Festival del 2002 divide il palco con Herbie Hancock, Wayne Shorter e Mike Brecker ed il suo talento viene consacrato da tutte le riviste
internazionali di jazz e world music. Il nuovo promettente progetto, prodotto dall'etichetta Enja, si intitola "Zamazu" e vede la collaborazione di Omara Portuondo, Cachaito Lopez, Vincente Amigo, Carlonhos Brown.Elenco dei brani: 01. Misa Popular; 02. Tierra En Mano; 03. Clandestino; 04. Llegó Cachaito; 05. As' Baila Mi Madre; 06. Congo Árabe; 07. Zamazu; 08. Suspiro; 09. Ishmael; 10. El Niejo; 11. Mil Congojas; 12. Triste Alegria; 13. Zamazamazu; 14. Dime Que No. Musicisti: Roberto Fonseca (piano); Omar Gonzáles (contrabbasso); Ramsés Rodriguez (batteria); Emilio Del Monte Mata (percussions; bongos); Emilio Del Monte Valdés (percussions; maracas); Javier Zalba (flauto; clarinetto; sax alto; sax soprano); Boghan Costa (berimbau; pandeiro; wood block; palmas); Ale Siqueira (palmas); Orlando “Chachato” Lopez (contrabbasso); Manuel “Guajiro” Mirabal (tromba); Omara Portuondo (voce); Carlinhos Brown (gaita de sierra); Toninho Ferragutti (fisarmonica); Vicente Amigo (chitarra flamenco) L'incontro del bolero, la calda e sensuale musica cubana, con il libero fraseggio e le influenze jazzistiche produce un album fragrante, armonioso, eccitante e pensoso. C'è ovunque l'energia della musica latin, ma anche la malinconia struggente e ammaliatrice (Dime que no). C'è sopratutto un grande talento al pianoforte, impregnato dalla musica delle sue radici e affascinato da quella della sua intelligenza creativa,  senza per questo creare conflittualità o prevaricazioni nel materiale musicale. Forse l'album è ancora troppo disomogeneo e dispersivo nelle sue varie influenze, bisognoso di ulteriore filtraggio e macerazione, ma le capacità che si intravedono nel giovane musicista sono eclatanti. Ascoltate Ishmael, un tema firmato da Abdullah Ibrahim, la tecnica è notevole ma messa al servizio del musicista e non vana esibizione di funanboliche capacità. Nonostante la presenza di parte dei componenti di Buena Vista la musica non ne ricalca pedissequamente la formula, virando verso una concezione che partendo dalla lezione di Ruben Gonzalez si sviluppa in forma più libera e personale . Un album avvincente da assaporare con più ascolti ed un musicista da seguire con attenzione. VALUTAZIONE : * * * *