Free Jazz. Mai stile musicale è stato così strettamente legato ad un singolo musicista e ad una sua opera in particolare. Era il 1960 quando Ornette Coleman registrò quello che sarebbe presto diventato il manifesto per eccellenza della “liberazione” totale del jazz. Liberazione che non era soltanto musicale ma anche, e soprattutto, politica.
Nella musica di Ornette Coleman i ruoli complementari di solista e accompagnamento non hanno più ragione di esistere. Armolodia: così ha definito questo approccio improvvisativo il suo creatore, senza mai riuscire (pur provandoci più volte) a definire a parole il suo significato, pur mettendone efficacemente in pratica il senso. La stessa parola, fondendo etimologicamente i due concetti di armonia e melodia, annulla anche grammaticalmente la distanza che separa la dimensione orizzontale della musica da quella verticale, fondendole insieme per eliminare qualsiasi tipo di gerarchia formale e compositiva. Come è stato autorevolmente affermato, quella operata da Coleman è una "permanent revolution", una rivoluzione permanente che mai diventerà parte del mainstream.Sono passati ben quarantotto anni da quel famoso 1960 e Ornette oggi ne ha quasi ottanta; ma di certo non lo si nota nella sua musica, ancora fresca e piena di idee, né nella sua energia esecutiva.Coleman non può essere considerato semplicemente un jazzista. Figura sempre in bilico tra la cultura afro-americana e le avanguardie europee, il sassofonista statunitense ben si colloca al fianco di quei compositori che, come regola principale della propria arte hanno scelto la condizione di borderline, sempre in bilico tra confini. FONTE :
www.aperitivoinconcerto.comLunedi' 3 novembre al Teatro Manzoni l'immaginifico Ornette Coleman per un concerto di grande fascino. Purtroppo non ci sarò : troppo lontana la città e troppo impraticabile per me la serata di lunedi'. Ma negli ultimi tre anni ho avuto modo di ascoltare due volte Ornette con la stessa formazione del Manzoni. L'ultima volta nel luglio del 2007 a Perugia: un concerto miracoloso per forma e sostanza con nemmeno la metà del pubblico accorso la sera precedente per Jarrett. Non sempre qualità e quantità vanno d'accordo, ma leggo che nello specifico, il concerto milanese vanta il tutto esaurito e che, addiritura, esiste una scaletta dei
brani in programma .