Mondo Jazz

I NEO CONFORMISTI


Al suo apparire la trasmissione parve un'oasi di bon ton e cultura, con un clima rilassato e divertente,  in un palinsesto costruito su programmi senza idee e senza senso. Sono passati alcuni anni, e, inevitabilmente, le cose sono cambiate. Il programma è oramai solo il veicolo pubblicitario di una gruppo di soliti noti, un cerchio di una cinquantina di personaggi, che a turno si presenta per sponsorizzare il nuovo film o un libro o un album. Insomma per fare la solita marchetta. Nessuna differenza in pratica con le molteplici trasmissioni contenitore che già infestano le reti. Quello che indispone è un acritico consenso nei confronti di chiunque, Tronchetti Provera trattato come Gino Strada, Baglioni allo stesso livello di Maurizio Pollini, il libro di successo del momento considerato alla stregua dei classici. La manifestazione più deteriore del buonismo, l'incapacità di distinguere il grano dal loglio, una anestesia generale della ragione, roba che davanti alle genuflessioni a Marco Tronchetti Provera non pensavo ad altro che a cosa gli avrebbe invece chiesto Beppe Grillo. Anche Antonio Albanese e Luciana Littizzetto, nonostante l'indubbio carisma alla distanza diventano prevedibili. Ogni tanto capita che in trasmissione vengano invitati dei jazzisti: ricordo Paolo Fresu, Stefano Di Battista, Enrico Rava. Questa sera Stefano Bollani. Si capisce che si tratta di musica e di musicisti che non rientrano nelle corde del presentatore, avvezzo a Celentano e poco più. Poco importante, certo è, per quello che ho appena detto, che è impossibile pretendere che in questa trasmissione si chiamino jazzisti che non rientrino nei soliti dieci abusati nomi. Il programma è l'esempio perfetto di neo conformismo, di sinistra certo, ma comunque conformismo. Meglio spegnere la televisione.