Mondo Jazz

TOP JAZZ 2008 : I PROTAGONISTI


Per la ventiseiesima volta Musica Jazz, il mensile specializzato della Hachette Rusconi, ha rinnovato la sua iniziativa chiamata «Top Jazz», il grande sondaggio, ormai diventato una sorta di istituzione, tra i critici specializzati italiani: come sempre, sono stati tantissimi, esattamente 56, a rispondere . È una tradizione che prosegue dal 1982, ma dall'anno scorso si è trasformata in un esame esclusivamente del jazz nazionale, per adeguarsi alla sua grande, generale crescita artistica. I risultati di questa edizione sono un veritiero check up dello stato di salute del jazz in Italia. Ecco uno sguardo alle dieci categorie.Per il miglior disco del 2008 il premio Arrigo Polillo è andato a «Canto di ebano» del clarinettista Gabriele Mirabassi (etichetta Egea), che ha preceduto «Suite For Tina Modotti» del sassofonista Francesco Bearzatti e «Profumo di Violetta» di Gianluigi Trovesi. Ex aequo invece per il musicista dell'anno (premio Pino Candini): se lo spartiscono due pianisti di consolidata fama internazionale: Franco D'andrea (che fu tra i vincitori proprio nel 1982) ed Enrico Pieranunzi; al terzo posto Enrico Rava, vincitore del 2007.Sorprendente ma meritata, nel settore comprendente i gruppi e le orchestre, la vittoria dei Quintorigo, in virtù dei loro concerti e del loro disco con belle e originali interpretazioni della musica dell'indimenticabile Charles Mingus. Seconda, di strettissima misura, la Lydian Sound Orchestra diretta dal vicentino Riccardo Brazzale, il quale è stato comunque proclamato, e con uno dei punteggi più alti tra le dieci classifiche del sondaggio, compositore-arrangiatore dell'anno (completano il podio Giorgio Gaslini e Giancarlo Schiaffini).In quanto al nuovo talento nazionale, nel libro d'oro – che ha via via annoverato fior di musicisti – si iscrive il venticinquenne pianista pugliese Livio Minafra, figlio d'arte: suo padre è il trombettista Pino, già vincitore del «Top Jazz» in passato. Vicino a lui si è piazzato Luca Aquino, trombettista di Benevento.Le altre cinque categorie riguardano i solisti, in raggruppamenti di strumenti «analoghi». Tra gli ottoni ha vinto, alla stratosferica quota di 114 punti, il trombonista Gianluca Petrella, già primo dodici mesi fa e del resto vittorioso anche in referendum internazionali, di fronte a rivali statunitensi. Dietro di lui, i trombettisti Bosso e Falzone e un po' più distanziati i grandi Fresu e Rava.Nel gruppo «ance», primi pari merito due sassofonisti, Daniele D'agaro (per il secondo anno consecutivo) e Stefano Di Battista, davanti ai clarinettisti Mirabassi e Trovesi. Tra gli specialisti della «sezione ritmica» battaglia tra due indiscutibili maestri, con il primato assegnato al contrabbassista Giovanni Tommaso sul batterista Roberto Gatto (vincitore lo scorso anno). Infine, la categoria della «miscellanea», con gli strumenti più rari e vari, ma anche quello della voce umana: ha visto la vittoria proprio di una cantante, la napoletana Maria Pia De Vito, davanti a Paolo Botti, che fa jazz con la viola e a Max De Aloe, virtuoso dell'armonica.Il numero di gennaio di Musica Jazz reca non soltanto tutte le classifiche al completo, ma anche le schede di ciascun critico, voto per voto. È stata anche questa assoluta trasparenza ad avere accordato al «Top Jazz» il grande prestigio, come conferma l'attenzione che vi attribuiscono musicisti e case discografiche, che consentono ogni anno alla rivista di allegare uno straordinario compact disc in cui i lettori possono ascoltare i vincitori. E il 17 gennaio a Roma, alla Casa del jazz, ci sarà una grande serata che riunirà in concerto tutti i più votati. Comunicato pubblicato su : www.jazzitalia.netBreve commento a caldo: spero che la formula autarchica venga presto cambiata. Troppo limitante e anche fuorviante rispetto a ciò che avviene nel globo. Anche se, come tutte le classifiche, è valida più per il marketing che per i veri valori artistici, credo che non votare per il miglior album dell'anno a prescindere dalla nazionalità sia un errore. Il jazz italiano ha bisogno di crescere e quindi di confronti e di apertura. Paradossalmente, cosi', invece che valorizzarlo lo si ghettizza.