Mondo Jazz

LA NOSTALGIA OSPITE DA FAZIO


Brutta bestia la nostalgia. Quando poi si associa alla musica ne può uscire di tutto. Mai come in questi nostri anni si assiste ad una forma di revival che prende il nome di "tributo", sempre esistito ciclicamente in associazione a mancanza di nuovi epigoni e nuove idee. Però ultimamente ha prodotto un numero impressionante di progetti, album, tournè, concerti. Naturalmente non tutto è da scartare, esistono storicamente prove discografiche di valore pari se non superiore all'originale. Ad esempio mi vengono in mente gli album di Monk che rilegge Ellington, o di Lacy che interpreta Monk, Gil Evans che riscrive Jimi Hendrix e via via molti altri. Bisogna però dire che la maggioranza di questi tributi non arriva nemmeno a scalfire l'ombra degli originali, e questo avviene in tutti gli ambiti musicali, ma in misura maggiore nella musica leggera. Ho sempre trovato incredibile, almeno per me e per il mio modo di concepire la musica, gli affollatissimi raduni negli stadi per ascoltare per la milionesima volta Smoke in the water, Satisfaction, Alba Chiara o Buonanotte Fiorellino sempre nella stessa usurata e ormai malinconica versione. Roba, appunto, da nostalgici. E di solito senza un interesse musicale che vada oltre la propria storia personale, i ricordi, i tempi andati, gli amori trascorsi. Quando poi l'operazione nostalgia riguarda un personaggio che dell'antiretorica ha fatto professione di fede, i confini del politicaly correct sono labili, anche se l'avvenimento è ufficiale e con i crismi e l'investimento di eredi e amici del cuore. Non discuto le buone intenzioni, nemmeno il fatto incontrovertibile che si tratta comunque di poesia e di musica d'autore, merce rara sulla programmazione delle televisioni nazionali. De Andre in un contesto  non deviato dal profitto, dal business e dalla mancanza di cultura  andava celebrato televisivamente quando ancora era in vita e all'apice della creatività. Cioè almeno una trentina di anni fa e sempre che l'interessato fosse interessato e d'accordo. Farlo adesso e in una trasmissione (Che tempo che fa di stasera, edizione speciale dedicata a De Andrè) che fa del neo conformismo la sua filosofia di comunicazione lo trovo noioso, retorico, senza un significato altro che non il ritrovarsi a celebrare il mito e a cantarne insieme le lodi e le rime con interpreti che comunque non potranno mai far dimenticare l'originale.  Nostalgia, appunto.