Mondo Jazz

I REMEMBER MAX


Uno dei più grandi musicisti che ho avuto il piacere di ammirare più volte in concerto è stato sicuramente  Max Roach . Di lui, a parte l'immensa classe come musicista ed il rigore morale ed intellettuale che l'hanno contraddistinto come uomo, ricordo la innata capacità di mettersi sempre in gioco e di non adagiarsi mai sulle formule di successo. Dalla prima volta che lo vidi, era nel cortile del Castello Sforzesco di Milano alla fine degil anni '70 in duo con Archie Shepp, fino all'ultima, in duo con Cecil Taylor al Teatro Manzoni, quando già la sua andatura era traballante e la malattia avanzata, Roach mi ha entusiasmato in un incredibile varietà di contesti, in quartetto, con gli archi, in solo, in una fantasmagorica varietà di duetti, e, naturalmente, con quella sua creazione particolare e meravigliosa che era il M'Boom Re Percussion.  Un numero variabile di percussionisti, tutti nomi di rilievo della musica afro-americana, riuniti in un progetto in cui la componente ritmica, fortissima ed entusiasmante, aveva uno splendida controcanto melodico grazie alle composizioni, in particolare di Roach, sempre misurate e cariche di lirismo. Dal vivo un gruppo scioccante, raffinatissimo e di enorme impatto spettacolare. Dalla prima volta al festival di Ravenna fino all'ultima tournè europea l'arrivo del M'Boom per me esercitava un richiamo irresistibile. Ma l'ultima grande stagione di Roach è probabilmente caratterizzata dai duetti con straordinari protagonisti del jazz statunitense.  Da Dizzy Gillespie a Randy Weston, Archie Shepp e Cecil Taylor i suoi incontri hanno rappresentato momenti memorabili e, spesso, anche album memorabili. Nel mio ricordo sono rimasti in particolare due concerti: la prima volta con Anthony Braxton in un festival a Willisau di una trentina di anni fa, l'incontro di due dei migliori rappresentanti delle rispettive generazioni. Stimolante, straordinariamente emozionante, la netta percezione per me spettatore di assistere ad un momento storico. L'altro concerto al quale sono rimasto legato è ovviamente l'ultimo: il duo con Taylor, spumeggiante e ancora creativo, anche se venato da un pizzico di malinconia.  Ma per chiunque abbia assistito ad un concerto di Max Roach il momento cult è sempre stato il solo del batterista ai piatti: un marchio di fabbrica (Mr. Hi Hat), un momento catartico equivalente allo Space is the palce della Sun Ra Arkestra. Chiudo questa carrellata di ricordi con quello che nella storia è la composizione solistica più celebre del batterista, The Drum Waltz.