Mondo Jazz

ROBERT WYATT TRA VECCHIE E NUOVE REGISTRAZIONI


Da quando ancora ragazzino mi sono innamorato della musica, Robert Wyatt non ha smesso di essere uno dei miei musicisti preferiti. Voce unica, dal timbro inconfondibile, coerenza e capacità di attraversare molte stagioni mantenendo uno sguardo assolutamente personale ed unico, Wyatt è il prototipo di musicista creativo e trasversale. Dai Soft Machine agli album in solo, passando attraverso molte collaborazioni (Carla Bley, Brian Eno, Elvis Costello, Cristina Donà....) Robert ha scritto pagine indelebili, a cominciare dall'album Third (Soft  Machine), il capolavoro Rock Bottom nel 1974, sino all'ultimo Comicopera del 2007. Non a caso negli ultimi anni i tributi alla sua musica e alla sua voce si fanno sempre più numerosi. Notizia di queste settimane è l'uscita per Rai Trade delle registrazioni integrali che Wyatt fece nel 1981 presso gli studi di RadioTre: tre quarti d'ora di musica suddivisi in otto tracce, tra cui Billie's Bounce di Charlie Parker. Radio Experiments è un ritratto intimo e profondo del musicista in completa solitudine e alle prese con voce, piano, tastiere, oggetti, percussioni. Una sorta di specchio sonoro tra l'uomo, lo studio di registrazione e l'oggetto radiofonico, risultato di cinque giorni di totale immersione nel processo compositivo di scenari sonori in divenire, una serie di appunti melodici e riflessioni acustiche dichiaratamente personali.E' da poco uscito anche un album della Orchestre National de Jazz diretta da Daniel Yvinec (About Robert Wyatt, Bee Jazz) interamente dedicato a Robert, e che si avvale anche della sua presenza in sei brani. Il repertorio preso in considerazione va dalla fine degli anni '60 fino ai giorni nostri, arricchito dagli arrangiamenti di Vincent Artaud che rispettano la forma canzone concedendo comunque una piccola preziosa vetrina a tutti i solisti dell'orchestra. Ascoltando alcuni classici, vedi Alifib, impreziosito dalla voce di Rokia Traorè, l'impressione è addiritura che suonino molto più jazzy gli originali di quarant'anni fa, ciò non di meno l'album è interessante e riuscito e, personalmente, gli ho dedicato una lunga recensione sul numero di giugno di www.jazzcolours.it .Infine segnalo un documentario di circa un'ora ad opera di Carlo Bevilacqua e Francesco Di Loreto. Il film si intitola Little Red Robin Hood, come l'omonimo brano scritto nei primi anni '70, ed è incentrato sulla vicenda umana ed artistica di Wyatt. Accedendo al link è possibile vedere il trailer del documentario e leggerne la scheda. http://www.docume.org/page/schedafilm.asp?id=246