Mondo Jazz

AMBRIA E LARIO JAZZ: RECENSIONE E RIFLESSIONI


Ambria Jazz è un festival valtellinese nuovo di zecca che un pò gioca con le assonanze verso "colleghi" più anziani e famosi e un pò vuole proporre luoghi e itinerari del comune organizzatore, Piateda, dove ha luogo la prima serata nel cortile prospicente la bella sede in stile Liberty della centrale Enel. Appena nato il nuovo festival è già la più importante rassegna jazz della provincia di Sondrio, non solo per l'intelligente programmazione ma anche perchè purtroppo la concorrenza è veramente sparuta e limitata a iniziative dal cabotaggio largamente inferiore. Clou del festival è sicuramente il quartetto Tinissima di Francesco Bearzatti, uno dei più stimolanti combo contemporanei in campo europeo e titolare di un album straordinario, a mio parere il migliore dello scorso anno e non solo in campo italiano. Il progetto è dedicato alla fotografa friulana Tina Modotti, ed i vari brani ne ripercorrono la movimentata esistenza attraverso i paesi da lei visitati. La scorsa estate ho avuto modo di ascoltare Tinissima in due festival, Clusone e Brianza Open, riportandone impressioni di assoluto stupore per carica, dinamismo, idee, melodie e livello altissimo dei solisti. Il nuovo incontro con Bearzatti ha confermato tutte le valutazioni, con l'aggiunta della parte visiva, una splendida sequenza di fotografie in bianco e nero della Modotti. Anche musicalmente c'è qualche novità: tempi più dilatati per i solisti, una maggiore valorizzazione in termini di spazio per l'incredibile macchina ritmica rappresentata dal basso di Danilo Gallo e dalla batteria di Zeno De Rossi. L'apporto di Giovanni Falzone alla tromba è cresciuto di intensità, con interventi particolarmente pungenti, lirico quando il clarinetto è lancinante, free quando è la melodia ad incalzare. Di Bearzatti non finirò mai abbastanza di parlare bene : strepitoso al clarinetto, incisivo al tenore, leader ispirato in grado di creare una violenta trance emotiva che partendo dai musicisti coinvolge il pubblico. Già, il pubblico: molte persone, certo, e moltissimi giovani. Ma la sensazione è che una buona parte sia attratta dall'evento e dai suoi contorni più che da reale interesse musicale. Pare proprio che nel dna del pubblico valtellinese sia difficile andare oltre le banalità di consumo. Per questo è importante che il festival abbia una continuità nel tempo,e, speriamo, nella qualità della programmazione.La sera successiva (31 luglio) scelgo il Lario Jazz festival, iniziativa che coinvolge molti comuni sul lago e nella Brianza, purtroppo poco e male pubblicizzato perlomeno in Valtellina. Il concerto rappresenta la punta di diamante dell'intera rassegna, presentando ad Orsenigo nella gradevole piazzetta del paese il quartetto di Enrico Rava. Anche qui grande successo di pubblico, sicuramente più abituato a p
roposte di qualità visto che nessuno sciama verso l'uscita se non alla fine di un'ora e mezza di musica tiratissima, con un ripasso dei temi più conosciuti del trombettista e qulche standard. Il gruppo è completato dal giovane taento Giovanni Guidi al pianoforte e da Piero Leveratto al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria. Rava, checchè ne dicano i suoi più viscerali detrattori, non ha mai suonato cosi' bene come da alcuni anni a questa parte, compensando limitici tecnici e fisici, ( ha appena compiuto 70 anni), con una formidabile vena lirica ed un linguaggio originale e facilmente riconoscibile. Il gruppo è apparso particolarmente concentrato, teso e compatto, con uno sfolgorante Guidi, più in vista qui che non nel gruppo a proprio nome. Giovanni è musicista dalla caratura impressionante rapportata alla giovane età. Certo ancora è debitore verso i maestri americani della tastiera, ma la sensazione è che è ben avviato sulla strada di un linguaggio via via sempre più personale e unico. Sferra e Leveratto sono una coppia collaudata (sempre straordinario il gioco sui piatti di Fabrizio ), e  Rava si è concesso con generosità e lucidità. Un concerto veramente godibile.