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RITRATTO DI FAMIGLIA


Mio padre era l’ultimo di dodici, sei fratelli e sei sorelle, l’unico nato in Italia da madre tedesca e padre valchiavennasco. Il nonno di mestiere faceva lo scultore ed il pittore, sicchè lui, ateo convinto, per avere opportunità di lavoro doveva dipendere soprattutto dai parroci delle piccole parrocchie di montagna. Mia mamma è la primogenita di cinque, quattro sorelle ed un fratello. Il nonno materno era capo operaio all’Italsider di Lovere, e fu uno dei ragazzi del 99’ durante la prima guerra mondiale. La seconda guerra mondiale portò via dieci anni di vita a mio padre: partito per il servizio di leva fu travolto dallo scoppio della guerra. Dopo l’8 settembre fu fatto prigioniero in Grecia dalle milizie naziste, e, rifutato l’arruolamento nelle file nazi-fasciste, fini’ per quasi due anni in un campo di concentramento in Germania. Tornò a casa nel 1946, minato nella salute e provato dagli orrori del lager. Deceduti i genitori, i fratelli e le sorelle lo avevano dato per morto. Emigrò in Svizzera e conobbe mia madre. Tornati in Italia si guadagnarono da vivere facendo gli operai: lui era un appassionato di lirica e sapeva suonare ad orecchio la fisarmonica. Quando, in età da ragione, gli chiesi come mai lui, con la sua storia, non avesse mai voluto partecipare alle commemorazioni del 25 aprile, mi rispose asciutto: “Li vedi ? Erano tutti dall’altra parte, oppure comodamente a casa…” E’ morto ventinove anni fa senza poter conoscere quella nipote che tanto avrebbe amato. Mia mamma oggi ha 86 anni. Da 29, cioè da quando rimase vedova, fa volontariato presso la Casa di Riposo. Non solo ha la maggiore anzianità di servizio, ma addirittura è più vecchia della maggior parte dei degenti. Ha una forza ed una carica straordinarie, unite ad un carattere allegro e socievole. Cinquantasei anni fa, l’otto di agosto, nacqui io, unico figlio.