Mondo Jazz

IL NUOVO ALBUM DI BILL FRISELL


 Nato come progetto commissionato da Chuck Helm, direttore del Wexner Center of the Arts dell'Università dello Stato dell'Ohio, Musical Portraits from Heber Springs: Bill Frisell's Disfarmer Project, è diventato un disco pubblicato nel luglio scorso dalla casa discografica Nonesuch. Il lavoro trae la sua ispirazione da una collezione di fotografie realizzate fra gli anni '30 e '40 del Novecento dal fotografoMike Disfarmer. Le fotografie ritraggono gli abitanti della cittadina di Heber Springs nello Stato dell'Arkansas. Si tratta di straordinari ritratti recuperati dopo la morte del fotografo e diventati oggi parte della collezione fotografica del Museum of Modern Art e del Metropolitan di New York.Mike Disfarmer, sconosciuto in vita e oggi venerato alla stregua di un maestro, si chiamava in realtà Michael Meyers ed era nato nel 1884 da genitori tedeschi emigrati negli Stati Uniti. Cresciuto in una comunità agricola, Meyers decise di cambiare il proprio nome in Mike Disfarmer proprio per dissociarsi dalla famiglia e dalla comunità di contadini in cui era costretto a vivere (Meyers in tedesco arcaico significa "fattore"). Sosteneva addirittura di essere stato catapultato nella sua famiglia da un tornado che passava di lì per caso.Contattato anni fa da Chuck Helm, Bill Frisell partì alla ricerca di testimonianze sulla vita e l'opera di Mike Disfarmer. Attraversò mezza America per giungere infine a Heber Springs, Arkansas, dove conobbe il becchino locale, Tom Olstead, fotografato in gioventù da Disfarmer, il quale gli raccontò una serie di aneddoti che permisero a Frisell di meglio focalizzare il personaggio. Ne sono nate una serie di vignette musicali che si pongono da un lato come una sorta di commento in musica delle fotografie in bianco e nero di Disfarmer, e dall'altro come ricostruzione immaginifica delle vicende personali dello stesso fotografo.Pensate inizialmente per un trio (a fianco di Frisell del progetto erano parte anche il virtuoso di steel guitar Greg Leisz e la violinista Jenny Scheinman), le composizioni hanno poi trovato una forma definitiva nelle mani di un quartetto completato dal contrabbassista Victor Krauss. Settantun minuti di musica e ventuno tracce che esplorano un'epoca e una geografia rurale alla quale Frisell ha già tributato svariati omaggi in passato. Bill Frisell si muove perfettamente a suo agio in un territorio a cavallo fra musica country e bluegrass, jazz e blues acustico e dimostra ancora una volta tutta la sua capacità di rendere vivido il paesaggio americano e di sottolinearne il carattere grazie anche all’uso di un strumentazione povera e rispettosa della tradizione (steel guitar, chitarra, mandolino, violino, contrabbasso). Oltre agli originali di Frisell, da segnalare anche due cover: That's Alright Mama di Arthur Crudup e I Can't Help It (If I'm Still in Love with You) di Hank Williams Sr.Fonte :  www.rtsi.ch